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La ragazza con la pistola

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su La ragazza con la pistola

di Antisistema
6 stelle

Mario Monicelli è sempre stato un autore intelligente capace di analizzare il popolo italiano, plasmando con il suo cinema delle maschere perfettamente rappresentative di esso seppur a forte rischio di scadere nella farsa macchiettistica, riuscendo sempre ad evitarlo con la sua visione caustica della società e del sistema paese, ma tutto questo non risulta perfettamente riuscito nel film La Ragazza con la pistola (1968), che fu un grandissimo successo ai botteghini, ricevendo addirittura vari premi e la nomination agli oscar come miglior film straniero. Il cinema di Monicelli ha sempre avuto come punto di partenza la costruzione di personaggi credibili nel loro essere maschere, grazie anche ad un riuscito cast di caratteristi come personaggi secondari se non addirittura di contorno ed il problema della pellicola sta proprio in questo; il non aver saputo creare dei personaggi vividi e pulsanti di umanità scadendo nello stereotipico da burletta. 

Il look di Assunta (Monica Vitti) è tutto un programma d'altronde; vestito lungo nero, capigliatura kitsch con una lunghissima treccia (simbolo di donna incontaminata?) e il trucco pesante, a cui si aggiunge una parlata siciliana con l'immancabile uso del tempo verbale del trapassato prossimo a tutto spiano e un senso dell'onore spinto ad punto tale di parossismo che praticamente finisce con il renderlo una mera farsa priva di qualsiasi connotazione sgradevole, con il risultato che il rimprovero del dottor Osborne (Stanaley Baker) sulla mentalità selvaggia e primitiva della donna, perde qualsiasi connotazione negativa sembrando anche fuori posto in un film del genere che sin dall'inizio prende tutto in modo leggero, superficiale e con atteggiamento da burletta verso i valori ed il senso della morale siciliana. 

 

Carlo Giuffrè

La ragazza con la pistola (1968): Carlo Giuffrè

 

Assunta dopo essere stata rapita da Vincenzo Macaluso (Carlo Giuffrè) e trascorso una notte di piacere con lui dopo le resistenze iniziali, al risveglio scopre che l'uomo è scappato via per non dover sottostare alle conseguenze del matrimonio riparatore e così essendo disonorata, decide su consiglio della famiglia, di prendere una pistola e partire per la Scozia dove Vincenzo è scappato, per ucciderelo e vendicare l'onore perduto. Questo è l'esile spunto che non riesce a reggere il film per tutta la durata, poichè il contrasto tra la società inglese liberale e progressista e quella arretrata della Sicilia, è buttato su binari troppo stereotipati per via evidentemente degli sceneggiatori Sonego e Magni incapaci di trovare una via più originale di contrasto ed un Monicelli alle prese con una storia pulp ante-litteram di stampo semi-serio (più "semi" in realtà) nello sviluppo della quale non riesce mai a trovare la giusta quadra alla materia, con personaggi secondari interessanti in partenza e poi sbrigativamente abbandonati se non eclissati direttamente dalla narrazione ed una totale assenza della sua caratteristica comicità nera. 

Non è un pessimo film in toto, tecnicamente le buffe accelerazioni impresse omaggiano certo free cinema inglese e Monica Vitti risulta una buona commediante, creando una donna carismatica e forte in contrasto con la "mollezza" maschile inglese, che Assunta nota negli uomini locali privi del carattere sanguigno Siciliano, rivelando la triste verità di un'isola con una mentalità ancora medioevale dove le stesse donne condividono il loro ruolo subalterno a quello maschile, con un vetusto concetto di onore da difendere ma alla prova del piacere passa subito in secondo piano, il che sono le due intuizioni più riuscite da parte di Monicelli, che per il resto si adagia sui binari collaudati della commedia nostrana, seppur regali un finale progressista anche se relega l'evoluzione di Assunta totalmente fuori campo. Monica Vitti vinse molti premi tra cui quello di miglior attrice al festival di San Sebastian, abbastanza meritato perchè regge sulle proprie spalle tutto il film, oscurando i pur simpatici Giuffrè e Baker, riuscendo a farsi percepire dagli occhi del pubblico anche come attrice da commedia e non solo come volto simbolo dell'esistenzialismo del cinema di Antonioni. 

 

 

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