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Americani

Regia di James Foley vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Americani

di Serum
8 stelle

 

Il Glengarry è l'obiettivo di domani mentre il Glen Ross era quello di ieri, due El Dorado di cartapesta a segnare i limiti di un presente che è un continuo lottare per conquistarsi una posizione precaria che non si stabilizzerà mai ("La nostra vita è guardare avanti o guardare indietro. Nient'altro. Questa è la nostra vita. Dov'è il presente?" Ricky Roma lo dice in una delle sue supercazzole, ma è il perfetto specchio di questi personaggi). Però è il titolo italiano ad essere davvero eloquente, perché quella rappresentata è per l'appunto un'ottima sintesi del modello americano. Il tutto è già contenuto nell'aggressione iniziale operata da Alec Baldwin ("Tu sei venuto qui in utilitaria stasera mentre io ci sono venuto con una BMW da ottantamila dollari, ecco come mi chiamo. E tu ti chiami venditore scadente." e ancora "Io ho fatto novecentosettantamila dollari l'anno scorso, tu quanto hai fatto? Capisci amico? Ecco chi sono io. E tu non sei niente. Sei una brava persona? Non me ne frega un cazzo. Un buon padre? Vaffanculo a casa tua a giocare coi ragazzini" l'identità ed il proprio valore umano si esprimono in dollari), ma gli altri personaggi sono essenziali per declinarlo nelle varie sfaccettature: il sadico capoufficio che subito tenta di approfittare della situazione infischiandosene dei colleghi, Moss che azzarda la furbata cercando di far compiere un furto ad un altro, Aaronow con l'ossessione di aver perso la magia, Roma dinamico ed imperturbabile nella sua brama di successo (l'unico momento in cui si altera davvero è quando sospetta di aver perso l'automobile premio). Ma quello meglio caratterizzato credo sia Levene, vecchio venditore incapace di stare al passo coi tempi, che non si rassegna all'idea che il proprio glorioso passato lavorativo sia considerato niente a causa dei recentissimi fallimenti, che non può più sostenere le spese mediche della figlia (e con due linee di dialogo arriva anche la stoccata al sistema sanitario statunitense) e la cui linea narrativa si conclude nel modo più significativo: la società americana trasforma gli onesti in criminali. Il testo, al netto di alcuni sproloqui un po' gratuiti, funziona a meraviglia e le scelte più prettamente cinematografiche arricchiscono il lavoro (la regia di Foley, la colonna sonora jazz), ma chiaramente le gemme della collana sono gli interpreti (il viscido Kevin Spacey, il balbettante Alan Arkin, l'irruento Ed Harris, il feroce Alec Baldwin, il sottomesso Jonathan Pryce, l'affabulante Al Pacino) su cui giganteggia il sempre immenso Jack Lemmon: uno dei pochi attori in grado di mettere più tristezza con un sorriso che con un oceano di lacrime.

 

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