Regia di James Foley vedi scheda film
Il titolo italiano è un po' fuorviante, sebbene il ritratto del mondo del lavoro è quello propriamente del turbocapitalismo americano, non vi è una critica al concetto di lavoro di quel paese, quanto al mondo dei venditori.
Con un'impostazione chiaramente teatrale, principalmente scandita tra le mura di un ufficio periferico e qualche bancone di bar, il film mantiene per l'intera trama dialoghi aggressivi, brillanti nonchè una tensione che non ha cedimenti (cosa non banale per un film costituito esclusivamente da dialoghi e non da azione).
Gli attori sembrano fare gara a chi è più bravo ed ognuno di loro sviluppa un ritratto diverso dell'approccio alla vendita: tutti sono frustrati, sotto pressione, la competitività richiesta dall'azienda ha logorato in buona parte i loro rapporti (soprattutto con la proprietà più che tra loro).
- Alec Baldwin è Blake, giovane ed arrogante dirigente presso la sede centrale della compagnia per la quale lavorano i protagonisti della vicenda. Il ruolo di Baldwin è quello più "sacrificato", in un'apparizione di qualche minuto però, trasmette la sintesi dei drivers che la compagnia sta seguendo. Oltre a retoriche formule per la chiusura dei contratti che con disprezzo propina ai quattro sfortunati venditori, Blake fa sfoggio del suo successo: ha BMW da 80.000 $, un orologio che vale quanto un'utilitaria, ha chiuso contratti per una cifra esorbitante, risponde direttamente ai proprietari e soprattutto è spietato con tutti i sottoposti, considerando falliti coloro che non raggiungono una certa soglia di vendite. É lui a comunicare che su 4 venditori solo 2 manterranno il proprio posto: per chi non chiude contratti c'è il licenziamento imminente.
- Kevin Spacey è John Williamson, giovane e cinico capoufficio. Williamson è una figura ambigua: se da una parte esegue, anch'egli in modo spietato, le direttive che arrivano dalla sede centrale (la più assurda quella di concedere i contatti di prima scelta di potenziali clienti solo a coloro che sono già in buona posizione nella classifica delle vendite, sacrificando necessariamente coloro già in difficoltà) dall'altra è altrettanto vessato dalle lamentele e dall'aggressività di pressochè tutti i venditori che deve coordinare, i quali non gli risparmiano insulti, accuse e gli rinfacciano di non aver mai fatto la gavetta nel settore. É toccante la scena in cui un disperato Shelley Levine (Jack Lemmon) lo implora di concedergli dei nuovi contatti, accordandogli una percentuale sulle vendite ed un pagamento anticipato sul contatto stesso. Sarà Williamson ancora una volta spietato a scoprire, argutamente, Levene e denunciarlo alla polizia.
- Ed Harris interpreta Dave Moss: il più polemico tra i venditori. Ha un approccio aggressivo e negativo con tutti, sin dalle prime battute è quello che minaccia di andarsene alla concorrenza, dove le condizioni sarebbero migliori. É Moss ad organizzare il colpo per il furto dei contatti dall'azienda per poi rivenderli alla concorrenza. Moss cercherà di coinvolgere nel suo piano il più mite George Aaranow (Alan Arkin) e poi, scopriremo, il povero Levene. Dietro un'aria sicura ed arrogante si percepisce che il suo personaggio è sostanzialmente fragile: l'accesa discussione che ha con Ricky Roma (Al Pacino) ci fa apprendere quanto in realtà soffra degli insuccessi che sta maturando al lavoro. Verrà inoltre scoperto, quando Levene confesserà, in quanto "mandante" del furto.
- Alan Arkin dipinge il personaggio di George Aaranow come la figura professionalmente più debole dell'ufficio. Lo vediamo alle prese con delle gaffes nei confronti dei clienti, è molto insicuro di se e terrorrizzato all'idea di perdere il posto. Nonostante la vicenda lo riveli solo alla fine, George è anche l'unico che però non scenderà a compromessi con la sua coscienza: non accetterà la proposta di Moss per fare il furto e nemmeno denuncerà il collega. É su di lui che si chiude la vicenda, mentre lo vediamo curvo sulla scrivania a ritentare (per l'ennesima volta) di vendere un lotto di terreno.
- Ricky Roma, splendidamente interpretato da Al Pacino è il venditore di successo del gruppo: sicuro di sè, brillante nella dialettica utilizza queste capacità per ammaliare clienti, potenzialmente "deboli" e così far loro firmare i contratti. Anche Roma non è da meno sulle lamentele verso la proprietà, la gestione dell'ufficio. Mostra tuttavia profondo rispetto verso il vecchio Levene, che lui reputa un maestro ed un vero professionista, tanto da arrivare, alla fine del film, a proporre a Levene di mettersi in società insieme, ignaro che quest'ultimo sta andando incontro al proprio disfacimento sia professionale che personale.
- Jack Lemmon è Shelley Levene, attempato venditore dal passato glorioso (soprannominato "La Macchina" per via delle sue capacità). Ora Shelley è un uomo che si barcamena tra un periodo lavorativo dove non sta ingranando più, dove non "chiude contratti" da un pezzo ed una figlia ricoverata in ospedale (osserviamo le sue angoscianti telefonate in cui constata che alla figlia viene tolta assistenza medica perchè in ritardo coi pagamenti). Notiamo il suo modo amichevole di ingraziarsi il cliente, le sue tattiche (un po' pietose) per fingersi una persona di successo (chiama da una cabina telefonica ma finge di parlare con la segretaria e di prenotare voli in prima classe). Shelley sarà la figura più tragica della vicenda che, nel colpo di scena finale, vedrà sgretolarsi l'ultimo affare che aveva pensava di aver chiuso nonchè si vedrà scoperto nel ben più grave furto di contratti ai danni della sua stessa azienda.
Un film che non ci si stanca di vedere: riesce a trasmettere le emozioni dei protagonisti, la pressione dell'azienda che pone su di loro, lo spettatore può quindi facilmente condividere la rabbia di certe situazioni o la tristezza di altre terribilmente umilianti (Jack Lemmon messo alla porta da un cliente, dopo un disperato tentativo di vendita). Il finale è drammatico ed asciutto, racchiude quindi tutta l'essenza della pellicola.
Se Al Pacino ha avuto una Nomination all'Oscar per la sua parte "spavalda" a mio avviso Jack Lemmon davvero meritava un riconoscimento in questo senso (comunque ricevuto al Festival di Venezia) per una parte davvero tragica ed indimenticabile, che ha anche ispirato il personaggio del Vecchio Gil de I simpson, quale prototipo del venditore fallito.
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