Regia di James Foley vedi scheda film
Eccellente spaccato del sottobosco della finanza americana.
Tutto in una notte. America, mondo. Glengarry Glen Ross condivide col più celebre Wall Street di Stone la stessa visione disincantata e pessimistica del mondo degli affari, ma calando la propria speculazione cinematografica in un ambiente che non è quello dell’alta finanza, quindi dei macchinoni e delle belle donne di Gekko, delle spericolate operazioni a sette zeri, delle malvagie macchinazioni tese a rovinare il prossimo per ingrassare le proprie tasche. Qui ci troviamo nel livello zero del mondo della finanza, gli ufficetti dei venditori da quattro soldi costretti a passare col piattino per mendicare contratti e acquisire punti presso i propri invisibili padroni (chi li ha mai visti, Mitch e Murray? mitologici come il megadirettore fantozziano, si direbbe quasi che non esistano) pena il licenziamento in tronco. Chi può dirsi davvero arrivato, in una palude di tal fatta? Forse Al Pacino, con la sua conturbante loquela, i suoi contratti sottoscritti, la Cadillac data come premio al miglior venditore del mese praticamente quasi vinta? Nemmeno lui, perché piomba nel panico più nero non appena un grosso cliente si tira indietro per cause superiori e indipendenti dalla sua volontà (la moglie), e tutta la sua bella maschera di imbonitore infallibile se ne va in frantumi. Forse quel burocrate azzimato di Spacey, che se ne sta quieto nel suo ufficio a vigilare sui propri sottoposti, senza respirare il sulfureo odore del napalm dei mercanteggiamenti con contatti scadenti, pezzenti, malati di mente, vari ed eventuali? La memorabile umiliazione assestatagli da Lemmon e Pacino verso la fine del film non viene sanata neppure da cento mesi di stipendio. O Lemmon, conosciuto un tempo come la Macchina, oggi incartapecorito guscio con problemi familiari e quasi ridicolo nel suo non volersi arrendere al tempo che passa? Forse solo il Baldwin meteora iniziale ma indimenticabile del film, col suo cazziatone alla sergente Hartman e un Rolex d’oro che costa come un’utilitaria, ma a che prezzo? Diventare un mostro con un registratore di cassa al posto del cuore come Gekko?
Foley sfata il sogno di quell’America delle grandi occasioni, dove un uomo può ritrovarsi ricco dalla sera alla mattina come il carbonaio del Marchese del grillo. I ricchi sono solo invisibili manipolatori dietro il sipario, immutabili (forse) ed intoccabili. Nel teatro della vita si dimenano solo i pesci piccoli, azzannandosi l’un con l’altro, ottenendo vuote vittorie e subendo sanguinose sconfitte.
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