Regia di James Foley vedi scheda film
David Mamet predispone una sceneggiatura precisa e puntigliosa che James Foley trasforma in immagini manovrando un manipolo di attori in forma smagliante (in alcuni casi, anche qualcosa di più) dando vita a una pellicola d'impronta teatrale (da qui, il film deriva), con un numero circoscritto di ambienti spazio/temporali e numerosi dialoghi, fitti, talvolta tosti e con svariati colpi di scena, che convince soprattutto per la cura con cui le (poche) situazioni vengono gestite.
Quindi, se la risoluzione dell’inghippo avviene in tempo breve, c’è comunque di che godere durante tutti i novanta minuti della visione.
Tempi duri per l’agenzia Premiere Properties, gli affari vanno a rilento e dalla direzione generale arriva Blake (Alec Baldwin) a dettare nuove regole, accompagnate da un vero e proprio ultimatum.
I venditori devono vendere di più, così al primo spetterà come premio speciale una cadillac, al secondo un set di coltelli da cucina, mentre gli altri due verranno licenziati in tronco.
A parte Ricky Roma (Al Pacino), praticamente sicuro di accaparrarsi il primo posto, per gli altri è notte fonda.
Così, faranno di tutto per venirne fuori in un modo (onesto, cioè vendere) o nell’altro (ossia, architettando furti e inganni).
Americani è un film ben fatto, curato nei dettagli e costruito con encomiabile abilità soprattutto nella scrittura, con un’architettura che prevede due parti ben distinte. La prima, con la sera in cui la storia, e con essa l’intrigo, prende forma, e una seconda nella quale le indagini devono far chiarezze sui fatti senza che questi siano stati in precedenza rivelati allo spettatore.
Non che il colpo di scena finale sia inarrivabile o inconcepibile, ma l'ingranaggio funziona poiché si basa prevalentemente su altro, grazie ad un eccezionale gioco d’interpreti, incalzati ed incalzanti, a dialoghi e caratterizzazioni con i quali possono andare a nozze (alcuni momenti, soprattutto di Al Pacino e Jack Lemmon, sono di altissima scuola).
Bravo James Foley a gestire l’insieme, seguendo da vicino i suoi uomini (non compare nemmeno una donna!) con ordine, ma il meglio rimane assolutamente racchiuso nella fase di scrittura.
Complessivamente, dunque Glengarry Glen Ross risulta essere un prodotto brillante, che tratta temi attuali (il mercato delle vendite aggressivo e senza fronzoli, la difficoltà di mantenere il posto di lavoro, gli imbrogli di tutti contro tutti per arrivare alla vittoria, l’unico obiettivo che garantisce la sopravvivenza) con intelligenza e metodo.
Avvincente.
VOTO : 6/7. Buona la direzione degli attori anche se si avvale di alcuni pezzi da novanta che gli facilitano di tanto il compito.
VOTO : 7,5. Nascosto nella prima parte, ma assolutamente dominatore della seconda nella quale si erge ad assoluto mattatore della scena. Gli ottimi dialoghi lo aiutano, ma anche lui "aiuta" i dialoghi.
VOTO : 7+. Gran bella interpretazione. Ruolo sofferto, con varie sfumature e lui ne esce alla grande.
VOTO : 6/7. Convincente apporto alla causa. Sicuro.
VOTO : 6/7. Cagnesco quando serve, ruspante e determinato nei modi e nei fatti.
VOTO : 6,5. Si da da fare all'inizio del film. Inferiore agli altri compagni di set anche per talento innato, comunque è in parte e ci mette carattere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta