Regia di James Foley vedi scheda film
Sapete cos'è il Mindfucking? Il mindfucking è una filosofia di vita, un modo di intendere le cose e di rapportarsi agli altri. Un bravo mindfucker è sempre un vincente, un bravo mindfucker non mente mai perché non ne ha bisogno (e del resto è lo stesso Al Pacino, bugiardo manifesto, a consigliare al suo collega di dire sempre la verità perché "costa meno fatica"), un bravo mindfucker non ti accorgi che ti sta fottendo la mente perché lo fa a tua insaputa. Fottere la mente, questo è il concetto chiave laddove "fottere" non deve avere un'accezione negativa come non ce l'ha il concetto di fare sesso. Americani è il film manifesto di questa filosofia, l'espressione più completa di come si debbano e possano gestire i setting relazionali, i rapporti con colleghi, sottoposti e clienti utilizzando strategie per fottere la mente. Sono tutte lì. I protagonisti esercitano sottili giochi di potere ed influenza gli uni sugli altri, stravolgono continuamente i setting relazionali sovvertendo le gerarchie attraverso un puro gioco verbale, sono maestri nel vendere fumo ai loro "contatti", nel cambiare discorso e spostare l'attenzione dell'interlocutore per portarlo dove conviene a loro. Ovviamente questo genera anche gustosi cortocircuiti, com'è inevitabile che sia quando un mindfucker si rende conto di essere vittima di un altro (vedi lo scambio di battute finale tra Spacey e Lemmon). Già perché il mindfucking funziona fin quando non è evidente, fin quando non si attivano meccanismi di coscienza e difesa e nessuno si palesa per quel che è e vuole. La cosa bella del mindfucker, e questa è l'evidenza più sconcertante mostrata da questo film, è che non ha un aspetto definito. Può presentarsi col piglio di uno squalo aziendale (Alec Baldwin), di un remissivo padre di famiglia (Jack Lemmon) o di un arrampicatore sociale con pochi scrupoli (Al Pacino) ma avrà sempre e comunque una caratteristica base, la sua capacità di condurti dove vuole. Va visto, Americani, per queste considerazioni, perché è recitato egregiamente da un cast spettacolare e ben assortito di prime stelle che si tolgono la scena a vicenda nella finzione cinematografica come nella realtà del set, perché fotte anche la mente dello spettatore con le sue riprese girate quasi esclusivamente negli interni intervallate da una pioggia incessante e mai doma. Unica pecca, a mio avviso, la monotonia dei toni verbali dei vari protagonisti, tutti sboccati sebbene ben assortiti dal punto di vista psicologico. Manca Kevin Spacey tra gli attori accreditati sotto, giusto invece menzionarlo; il suo personaggio funge da perno su cui fanno leva tutti gli altri, nessuno escluso. E' un ruolo sottile ma ben reso. Voto: 8/8,5.
Ottima.
Grandioso, come sempre.
Meraviglioso. Commuove ed inquieta, è il personaggio psicologicamente più fragile ma enigmatico.
Non si tocca. Da le spallate nei momenti giusti creando un personaggio secondario solo in apparenza.
Adatto al ruolo per molti versi ma recita poco per fortuna perché si intuisce, già nelle poche battute, che non avrebbe potuto reggere a lungo il confronto.
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