Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
A suo tempo, iniziai a vedere questo film, ma lo lasciai a meno della metà, infastidito dalla sensazione che Gilliam si fosse imbarcato in una forzata ricerca della poesia a tutti i costi. In questo senso è aiutato da Robin Williams, che replica, in un diverso contesto, il ruolo di pedagogo verso un modo di vivere poetico, come aveva già fatto in L'attimo fuggente.
Questa volta il film l'ho visto tutto - evidentemente sono diventato più tollerante - ma l'impressione globale non è stata granché anche stavolta, anche se in questo caso è stata inferiore la delusione rispetto a quella provata di fronte al film di Peter Weir, probabilmente perché L'attimo fuggente si proponeva, o comunque all'epoca veniva percepito, come opera generazionale e caposaldo di un intero periodo.
Dire che qui l'ambizione sia più limitata sarebbe fare torto a Terry Gilliam, un regista cui le velleità autoriali e spettacolari non hanno mai fatto difetto. L'impressione è che, semmai, siamo in un fellinismo esportato ed americanamente rimasticato che lascia il tempo che trova. Per quanto mi riguarda, con personaggi tanto inverosimili, mi è sembrata l'ennesima montagna che partorisce l'ennesimo topolino. Forse è per questo che spicca il personaggio concreto di Anne, così come spicca la bella prova della sua interprete Mercedes Ruehl, giustamente premiata con l'oscar.
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