Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
E' davvero bello, profondo e denso di significato l'esordio di Pasolini al cinema, al punto che se ne potrebbe discutere per ore senza mai coglierne la totale essenza. Ho idea innanzitutto che, più che il personaggio di Accattone, il vero protagonista del film sia la borgata romana; una borgata sporca, bianca, assolata, calda e morta. Per certi verti assomiglia all'inferno o forse ad un deserto; ad un deserto in cui i suoi abitanti assetati s'aggirano tentando disperatamente di sopravvivere. Eppure non è facile, si vive alla giornata ed ogni mezzo è buono. Qui s'aggira Vittorio detto 'Accattone', un uomo che costringe una ragazza a prostituirsi per sopravvivere. Accattone è uno dei personaggi più complessi ed ambigui che ho mai visto e potrei impiegare ore per tentare di descriverlo. E' poco istruito ma sembra possedere una forza ed un'astuzia non comune a nessun essere umano, sembra che la strada l'abbia forgiato e fornito di tanti mezzi per sopravvivere. Sta sempre lì seduto al bar con i suoi amici (tra di loro nessuno spicca particolarmente, sono personaggi che rappresentano la borgata ed esistono per mezzo di essa), guardingo e timoroso che un camion della polizia possa presentarsi all'improvviso. Ma la sua ragazza viene arrestata e conosce la bella ed innocente Stella. Lui se ne innamora, ma inizialmente non comprende questo sentimento; lo vive come se gli fosse estraneo, come se non lo potesse concepire, come una cosa che non lo riguardi. Difatti inizialmente spinge Stella a prostituirsi ma qualcosa scatta in lui, qualcosa di cui non si sarebbe mai aspettato e pur di non metterla sulla strada se ne va a lavorare. Ma il lavoro lo sfinisce e lo deprime ed allora, pur di mantenerla, si mette a rubare... e gli finirà male. E' un personaggio senza scampo quello di Accattone, che pare avere un destino segnato fin dalla nascita, come tutti gli altri membri della borgata tra l'altro. Inutile ribellarsi, inutile sfuggirlo, tanto così si finisce: o ammazzati o in galera. E quando, dopo la sua estenuante giornata di lavoro, Accattone fa un sogno, s'accorge che se lavorasse non sarebbe più lui e sarebbe costretto come a 'seppellirsi', ad 'uccidersi', a diventare Vittorio, un uomo in giacca e cravatta, uno di quelli che ha sempre odiato. Accattone è ignorante e superficiale, eppure così difficile da capire. E' difficile capire se amarlo o odiarlo. Sembra un diavolo buono o un angelo precipitato all'inferno (in tal caso la borgata). Arriva alle più basse azioni pur di sopravvivere (ruba persino una collanina al figlio) ma non alza mai le mani sulle donne ed è capace di nobili e profondi sentimenti (andare a lavorare pur di mantenere la sua Stella significa andare contro ogni suo principio). E' un uomo che s'ama e s'odia, ma forse la bilancia tende di più verso il primo dei due sentimenti.
Accattone sembra la trasposizione cinematografica d'una poesia; d'una poesia bellissima in cui tutto è perfetto, tutto funziona, tutto colpisce, tutto tocca il cuore, fin nei minimi dettagli. E' un film figlio del neorealismo italiano che mi ha ricordato un po' De Sica e Rossellini. E soprattutto indica come la miseria conseguita ala guerra nel nostro paese, sia riuscita ad ispirare delle grandi menti che hanno prodotto questi capolavori.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:3 impegno:3 tensione:3
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