Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Il contrasto è forte, Pasolini utilizza gli strumenti del muto ma li inonda di continue e chiassose risate ed una musica sacra che pervade l'aria come una nenia dannata. Accattone è un miserabile ma è soprattutto un debole, una persona incapace della minima coerenza, dapprima restio a lavorare tenterà di praticare anche quella strada e di fatto tutte le strade possibili prima dell'epilogo. Accattone è il quadro di quell'Italia e di quella miseria, un uomo che sembra avere voglia di vivere o più probabilmente solo una maggiore paura di morire; che cerca ogni espediente per tirare a campare e magari mostrare un po' di oro sul corpo agli amici e che si rende persino conto della sua condizione abietta pur non riuscendo di fatto a prenderne mai davvero le distanze. E' la sintesi degli italiani medi, paga con la sua mancanza di coerenza il fatto di rappresentare tante tipologie di persone che popolavano i sobborghi di Roma capitale come di tante altre realtà del dopoguerra. Giustamente da molti considerato un capolavoro di Pasolini, questo film annega nella miseria umana ma lo fa con un linguaggio nuovo per l'epoca sia sul piano comunicativo sia su quello tecnico. Accattone ed i suoi amici citano i campi di concentramento, citano Norimberga, usano un linguaggio che non gli è proprio ed in questo contrasto tra i dialoghi e le persone emerge la personalità di un Pasolini grandioso e imponente. E' un film triste in cui le risate forzate sono spesso anche disturbanti e comunque amare. Consigliato soprattutto ai cinefili.
Perfetto.
Bellissima e intensa. Non deve impegnarsi poi molto, il suo sguardo carico di espressività è funzionale alle riprese del regista ed efficace come mille dialoghi.
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