Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Cabiria senza la poesia di Fellini sarebbe stato Accattone. Qui non c'è nessuna favola, nessuna fiction, nessun pretesto cinematografico: solo una storia di povera gente in un povero posto con povere ambizioni, ma in fondo fiera di ciò che è e di vivere così. Pasolini collaborò qualche anno prima con Fellini per Cabiria, ma arrivò all'esordio cinematografico solo nel '61 con questo film. Le idee sono poche, ma sostanziose e coraggiose per il cinema italiano di quegli anni; i personaggi sono simpatici pur nella loro amoralità e nel loro malessere interiore; purtroppo la recitazione è spesso da cani. Pasolini è dotato e mostrerà meglio le sue capacità in lavori successivi, stratificando la narrazione e poggiandosi sui toni dell'allegoria e della metafora (La ricotta, Teorema per citare due dei migliori lavori futuri). Un esordio discreto e promettente.
Le giornate di Accattone (di nome e di fatto) trascorrono placidamente fra gli amici al bar, nei quartieri popolari romani, scherzando, vantandosi e con un'indisposizione fiera verso il lavoro. Furtarelli occasionali e sfruttamento della prostituzione costituiscono le uniche entrate per l'ilare combriccola; Accattone un giorno si innamora della sua protetta e così la perde. Prova anche a lavorare o a tornare dalla ex moglie, ma invano. L'ennesimo furto lo vede quindi morire nella fuga.
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