Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Già oggi, in un periodo in cui i baraccati intorno a Roma sembrano riemersi dall'oblio collettivo è un film che fa impressione, immaginarsi l'effetto alla sua uscita all'inizio degli anni del Boom. "Accattone" è la pellicola d'esordio di Pier Paolo Pasolini, intellettuale che non ha smesso mai di essere scomodo, che qui coniuga le vicissitudini disperate, votate al peggio del personaggio che si fregia dell'appellativo che dà il titolo alla pellicola, si chiama Vittorio, ma preferisce essere chiamato così: il perdigiorno, senza una lira, spaccone e senza un goccio di speranza trascina la propria esistenza tra gli altri poveri, con la quasi impossibilità di provare a fare una vita normale, per cui il lavoro è visto come un'inadeguatezza, alle musiche sacrali di Johann Sebastian Bach. Film non facilissimo, con la tipica sospensione dei tempi narrativi dello scrittore-regista friulano, fatto di immagini potenti e recitato come preso dal vero e strappato alla vita di tutti i giorni di questi ambienti, "Accattone" è una richiesta di pietà che forse non arriverà mai: e il segno della croce con le manette che chiude il film è, detto da laico, qualcosa di lancinante. Citti nel ruolo che vale la sua carriera è come pietra grezza nelle mani di uno scultore che ha già in mente il disegno finale. Non sarà per tutti, ma non è cinema che lascia indifferenti.
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