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Accattone

Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film

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La recensione su Accattone

di Gangs 87
9 stelle

Vittorio sopravvive giorno per giorno, non lavora, non sia mai per carità spaccarsi la schiena per il bene del padrone, lasciarsi sfruttare da qualcuno per pochi spicci; sfrutta Maddalena una prostituta lasciata sola da un napoletano carcerato prima e una giovane ed ingenua ragazza poi, ed è per questo che lo chiamano Accattone.

 

La viscida spavalderia di Vittorio alimenta l’antipatia che si cova fin da subito verso il personaggio interpretato brillantemente da Franco Citti, che esordisce al cinema proprio con questa pellicola e che deve a Pasolini parte del suo successo (pensate che per questa interpretazione l’attore ricevette anche una nomina ai BAFTA nella categoria miglior attore protagonista straniero), e ne caratterizza il modo di essere che peggiora man mano che si va avanti con la visione; il tragico epilogo di Vittorio non potrebbe essere altrimenti, dopotutto altro non è se non la conseguenza di tutte le malefatte di cui si è investito.

 

La capacità di Pasolini di rappresentare una realtà piuttosto comune nel dopoguerra è straordinaria. Le vicende di cui Accattone si rende protagonista sono contestualmente comprensibili se pensiamo al periodo storico in cui si svolgono; ma ancora più straordinario è il modo in cui Pasolini decide di rappresentarle, rendendole appetibili anche e soprattutto ad un pubblico di persone non studiate di cinema, rappresenta in pratica il mondo comune alle persone comuni.

 

L’ostilità che si frappone tra Vittorio e lo spettatore è un crescendo, la scena di lui che ruba la catenina che il piccolo figlio di questo ingrato padre porta al collo, è qualcosa di talmente irritante che quasi vorresti spegnere la televisione ma è esattamente in quel momento, nell’esatto attimo in cui ti iniziano a contorcere le viscere, che capisci di essere di fronte ad un capolavoro. Se un film, a distanza di decenni, che racconta una storia così lontana da chi guarda è capace di provocare una sensazione che si reitera nel tempo, allora quel film ha qualcosa di favoloso.

 

L’esordio alla regia di Pasolini è stravolgente, talmente tanto che per chi come me si approccia alla sua filmografia in ordine cronologico partendo proprio da questa pellicola si chiede: possibile che oltre a questo si possa fare di meglio?

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