Regia di Alessandro Metz vedi scheda film
Innocua e superficiale commediola incentrata su truffe e raggiri, sceneggiata e scritta da Leo Chiosso, Sergio D’Ottavi e dal regista, i quali vorrebbero imitare il celebre “Tototruffa ’62 (1961) di Camillo Mastrocinque (la tentata vendita di Castel Gandolfo richiama indiscutibilmente la famosa gag della Fontana di Trevi) ma, anche se Enzo Cannavale e Bombolo (Franco Lechner), qualche risata la concedono, non sono neppure da paragonare agli inarrivabili Totò (Antonio De Curtis) e Nino Taranto (Antonio Taranto). Alla sua seconda regia, dopo il disastroso “Pierino il fichissimo”, Alessandro Metz aggiusta un po’ il tiro, dirigendo una pellicola perlomeno guardabile ma assolutamente priva di originalità e brio, ragion per cui, il risultato rimane pur sempre modesto. Il titolo del film è la frase tormentone che Bombolo ha sempre in bocca quando vede qualcosa che gli va a genio.
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