Regia di Armando De Ossorio vedi scheda film
TFF 36 - AFTER HOURS - AMANDO de OSSORIO
Ambiente della moda, pieni anni '70: quando la bella Kathy scompare, la sua amica (e forse amante) Noemi, sua coinquilina, allarmata, si mette in contatto con la responsabile dell'agenzia ove lavorava la ragazza. Costei, di nome Vanda, le riferisce dopo le insistenze dell'amica, che Kathy ha accettato un contratto molto allettante che le impone di impegnarsi in una serie di set fotografici posti in luoghi segreti e al di fuori della calca mediatica. Vanda poi riesce a sapere da Tucker, lo spregiudicato titolare dell'agenzia pubblicitaria che ha ingaggiato la scomparsa, che la donna sarebbe compiendo una traversata in barca con un'altra modella, restando in comunicazione radio col loro principale. Ma proprio durante una di queste comunicazioni tra le ragazze ed il datore di lavoro, questi percepisce che le ragazze si trovano in pericolo, da quando la loro imbarcazione incrocia un misterioso veliero fantasma, che le sperona.
Subito Vanda, Tucker, un amico di questi e un esperto di velieri d'epoca, si improvvisano soccorritori, cercando di raggiungere le coordinate ove le ragazze si sono perse.
Si troveranno accolti da una nebbia fitta e irragionevole che li porterà come in un'altra dimensione e, addentratisi all'interno el sinistro veliero, si accorgeranno a loro spese che lo stesso custodisce i cadaveri, anzi le mummie, dei mitici templari, assetati di vendetta e desiderosi di rivivere nutrendosi di sangue umano.
Dopo Le tombe dei resuscitati ciechi (1971), e La cavalcata dei resuscitati ciechi (1973), e prima de La notte dei resuscitati ciechi (1975), Amando de Ossorio ci "delizia" con questo pasticcio di metà percorso dai tratti spesso (involontariamente) esilaranti, che se vogliamo costituiscono la vera qualità intrinseca (pur se involontaria, o presunta tale) della folle quadrilogia sui resuscitati ciechi.
E La nave maledetta, che diviene il primo e l'unico in cui i templari non usufruiscono del cavallo scheletrico come mezzo di trasporto, ha i suoi momenti di pura follia davvero divertenti: le mummie appaiono stavolta piuttosto silenziose (senza i rutti che li contraddistinguevano almeno nei due film precedenti), ma sempre accompagnate dal refrain solenne dei lugubri canti monastici inseriti per rendere più spaventevole la già poco rassicurante loro fisionomia segaligna e traballante. Lenti, lentissimi, trovano sempre il modo di acciuffare le loro prede, preferibilmente donne belle e poco vestite, che si paralizzano al vederli a tal punto da andar loro quasi incontro: spassosissime quanto assurde situazioni.
Dialoghi deliranti, da killer della sceneggiatura, in grado di dar vita a personaggi grotteschi e quanto mai improbabili, affossati ulteriormente, se potesse ulteriormente risultar possibile, da un doppiaggio ridicolo, con voci di donna tutte contegno e falso pudore, completamente fuori da ogni contesto.
Ma il filmaccio si avvale tuttavia di un pre-finale visivamente notevole, quanto meno a livello scenografico: lo sbarco dei templari nei pressi di una spiaggia metà rocciosa, metà sabbiosa, al termine della quale giacciono esausti i corpi di due sopravvissuti.
La costruzione scenografica risulta davvero interessante e riuscita, così come, in precedenza, molti degli ambienti tetri esinistri all'interno della nave fantasma, risultano possedere qualche spudorato momento di fascino. Corre voce che pure Carpenter ne abbia apprezzato i connotati, rendendo loro omaggio nel suo decisamente più riuscito Fog di non molti anni dopo.
Insomma, questo del micidiale ma a noi caro de Ossorio, è un altro film demenziale e assurdo, non meno degli altri del filone, forse ancora più folle della seconda e quarta avventura, forse grazie alla particolare ed insolita ambientazione, in grado di assurgere al ruolo ambiguo ed indefinito di titolo della quadrilogia più malizioso e sgangherato, difficile da disprezzare veramente.
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