Regia di Leopoldo Savona vedi scheda film
Il fascino della frontiera risemantizzato in quel del basso Lazio non basta a creare la poesia illusoria di un'illusione poetica, quale è poi il west di Leone. Il viso triste di Anthony Steffen mi ha sempre coinvolto emotivamente, e saperlo scomparso nell'anonimato brasiliano in questo inizio del 2004, mi coinvolge ulteriormente nella sua parabola di uomo-attore-icona spaghetti.
Spacciandosi per Killer Kid, pericoloso pistolero, il nordista Morrison (Steffel) entra a far parte dei rivoltosi di El Santo (che non è purtroppo il Klaus Kinski di "Quien Sabe?"). Finisce per rispettare il popolo messicano, come anticipa la discalia a inizio film, ma mantiene il suo ruolo e le sue riserve fino in fondo: perchè molti messicani che muoino per nascondere il loro leader è ridicolo. Ci penserà Vilar/Sancho a mettere il bastone tra le ruote al nostro triste eroe.
Uno spaghetti che scorre tranquillo, ma che ha dalla sua due volti incredibilmente sempre azzeccati: Sancho e Steffen.
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