Regia di Leopoldo Savona vedi scheda film
Spaghetti western minore ma ben messo in scena da Leopoldo Savona, aiutato anche da una discreta fotografia del bravo Sandro Mancori e dalle ottime musiche di Berto Pisano.
Lo script, attribuibile alla mano del futuro regista Sergio Garrone (noto non solo per i western ma anche per alcuni horror gotici), ha il merito di proporre un qualcosa di apparentemente diverso dai canonici western nostrani.
In sostanza ci troviamo davanti a un precursore dei tortilla western (cioè i western che ruotano attorno alla rivoluzione messicana) anche se la tematica della rivoluzione risulta essere quasi esclusivamente ambientale (il film è ambientato in Messico). Infatti il nodo della vicenda è molto più vicino alle tematiche di leoniana memoria piuttosto che a quelle politiche.
Il protagonista (il granitico e triste Anthony Steffen, qua in una delle interpretazioni più riuscite) è un ufficiale dei servizi segreti americani che, spacciandosi per un assassino su cui pende una corposa taglia, si infiltra in una banda di rivoluzionari capeggiata da due personaggi molto diversi tra loro. Il Santo (Howard N. Rubien) è un saggio intellettuale che usa il cervello, Vilar (Fernando Sancho) invece è un grezzo guerrafondaio che vorrebbe scatenare una guerriglia sia con gli americani che con l'esercito messicano. I due finiranno anche per schierarsi l'uno contro l'altro, prima dell'epilogo tragico che unirà tutti (compreso il protagonista che si schiererà definitivamente con i rivoluzionari).
Lo scopo iniziale del nostro è quello di porre fine al contrabbando di fucili rubati agli yankee e rivenduti ai rivoluzionari da alcuni banditi americani. Il rischio, infatti, è che i fucili finiscano nelle mani del feroce Ramirez (interpretato dall'ottimo Giovanni Cianfriglia, accreditato com Ken Wood) capo dell'esercito messicano.
Purtroppo Garrone rivela troppo presto (circa a metà film) la vera identità di Killer Kid, aspetto che pregiudica qualunque colpo a sorpresa e rende un po' monotona la visione nonostante i vari conflitti a fuoco e il canonico pestaggio cui viene sottoposto l'eroe di turno.
Da segnalare le crudeltà di cui si macchia Ramirez il quale non perde occasione per frustare indifesi peone e far fucilare donne e bambini pur di mettere le mani sui rivoluzionari. Di impatto la sequenza in cui vediamo un intero paesaggio distrutto con peones crocefissi alle porte o appesi su delle travi.
Non è male, probabilmente è uno dei migliori film di Savona qua decisamente ispirato. Belle le location (tutte italiane). Indicato per gli appassionati del genere, per gli altri c'è molto da vedere prima di questo Killer Kid. Voto: 6.5
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