Regia di Silvio Amadio vedi scheda film
Il preziosissimo pitale della regina è stato rubato; per recuperarlo vengono sguinzagliati i tre moschettieri, che in realtà sono quattro.
Farsuccia pseudo-storica la cui componente demenziale sfugge fin da subito dalle mani dei suoi autori, Li chiamavano i tre moschettieri... invece erano quattro è lo specchio fedele della decadenza artistica incontrollata a cui stava andando incontro il cinema nostrano (non soltanto quello di genere) una volta valicato lo spartiacque degli anni Settanta. Non che assecondare le bizzarrie e le pretese assurde della censura fosse meglio, indubbiamente no: ma una pellicola come questa non sarebbe mai potuta uscire anche soltanto cinque anni prima; a partire dai primi anni del decennio si ebbe uno sviluppo esponenziale della 'serie B' cinematografica e moltissimi cineasti da strapazzo si cimentarono come sceneggiatori, registi, produttori e via dicendo. L'euforia dei primi tempi in cui si poteva proiettare in sala praticamente qualsiasi cosa al di fuori della pornografia esplicita comunque - come era prevedibile - non durò. Se tutto ciò ha rappresentato un'ottima notizia per gli amanti del trash, per chiunque altro non c'è invece molto da gioire; un film come Li chiamavano i tre moschettieri... invece erano quattro intercetta le fasce culturalmente più basse e con meno pretese nel pubblico, servendo loro un misto di coprolalia, gag dozzinali e invenzioni becere quale quella che costituisce il fulcro della trama: il recupero di un pitale 'firmato' (!) di proprietà della regina di Francia. Silvio Amadio dietro la macchina da presa e Piero Regnoli che firma il copione (da un soggetto di Sergio e Guglielmo Simonetti) sono un'accoppiata perfetta per togliere qualsiasi garanzia di qualità, anche minima, al prodotto; nel cast spicca qualche nome degno di rilievo: Gino Santercole, Tony Kendall, Ettore Manni, Stelvio Rosi/Stan Cooper, Carla Mancini, George Wang, Ivano Staccioli e il leggendario Salvatore Baccaro. Se qualcosa si vuole proprio salvare, ecco l'allegra colonna sonora di Berto Pisano, con tema/sigla degno dei contemporanei lavori discografici degli Squallor. 1,5/10.
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