Regia di John Huston vedi scheda film
"Giungla d'asfalto", tratto da un romanzo di William R. Burnett e sceneggiato dal regista con Ben Maddow, è, con la sua asciuttezza narrativa, un capolavoro del cinema e un capostipite per tanti film che ne sono derivati, da "Rapina a mano" armata di Kubrick, alle "Iene" di Tarantino. La principale intuizione di Huston (di cui "Giungla d'asfalto" è probabilmente il capo d'opera) consiste nell'avere ridotto ai minimi termini i particolari tecnici dell'esecuzione del furto, per concentrarsi invece sui vari personaggi, sulle loro storie personali, sulle loro psicologie. E con sapienza di narratore (probabilmente derivata dall'originale letterario) Huston ha saputo individuare il tratto comune di tutti i suoi personaggi nel loro destino di perdenti, dall'avvocato di (ormai tramontato) successo (Calhern) al gangster di mezza tacca (Hayden), dal geniale teorico del “buco” (Jaffe) al barista deforme e bistrattato (Whitmore), ma con il mito dell'amicizia. Chi ha già apprezzato "Rapina a mano armata" di Kubrick (successivo di alcuni anni ma che riprende, con Hayden, uno dei protagonisti di "Giungla d'asfalto") non potrà non gustarsi questo film di una nitidezza narrativa che ha il pari soltanto nell'ottima ed appropriata fotografia dell'operatore Harold Rosson. Nel film di Kubrick era il montaggio a rappresentare l'asso nella manica del regista, qui è la sapienza cinematografica di un autore ormai nel pieno della sua maturità artistica, che sa ottenere dei risultati, soprattutto nella prima parte del film (la più riuscita), addirittura geniali. (4 novembre 2007)
Un anziano ladro di origine tedesca, teorico del colpo perfetto, uscito dal carcere dopo sette anni, mette insieme una banda per effettuare un furto ai danni di una gioielleria e spartire l'ingente bottino tra i componenti della banda. Se in teoria il piano non fa una piega, alla prova dei fatti s'incepperà subito, conducendo alla rapida rovina di tutti i membri della banda.
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