Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
La pingue Silvana Pampanini è contesa fra il pugile Antonio Cifariello, il barista Paolo Stoppa e il tappezziere Alberto Sordi: destreggiandosi fra i pretendenti con un tocco di malizia, riesce ad ottenere il denaro per aprire una trattoria. Una di quelle opere medie che in un cinema sano (e per me il neorealismo rosa si identifica con il concetto di cinema sano) costituiscono la spina dorsale della produzione nazionale e danno il polso della situazione sociale. La prima metà è una commedia popolare e sanguigna, poi le schermaglie amorose si interrompono per far posto a una vicenda seria: in un momento in cui teme per la vita del figlioletto Sordi fa alla Madonna il voto di non tradire la moglie, voto da cui, una volta scampato il pericolo, cerca in ogni modo di liberarsi. C’è già un’impietosa fenomenologia dell’italiano medio cialtrone, opportunista e sempre pronto ad autoassolversi, che poi avrà il suo apogeo nel periodo d’oro della commedia italiana, anche se qui, come da manuale, i poveri ma belli vincono ancora (con l’intervento addirittura di preti e suore, ma è un moralismo bonario che non dà nessun fastidio). Ammirevole il parco caratteristi, con Lina Volonghi, Sergio Tofano e Gigi Reder: altro elemento che il cinema italiano di oggi può solo rimpiangere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta