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Una donna per Ringo

Regia di Rafael Romero Marchent vedi scheda film

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La recensione su Una donna per Ringo

di scapigliato
8 stelle

La produzine italo-spagnola affidata a Rafael Marchent, fratello minore di Joaquin Luis Romero Marchent (o così si presume per l’età affine, il luogo di nascita uguale e la stessa propensione per lo spaghetti-western: 16 pellicole per Rafael e 12 per il più grande Joaquìn), ha una chiara inclinazione spagnola e anche il titolo originale è molto migliore del nostro. “Dos Pistolas Gemelas” rende meglio l’idea di un western con due gemelle protagoniste. Se già era insolito il ruolo femminile, figuriamoci un doppio ruolo femminile. Il nostro “Una Donna per Ringo” sa più di commediola rosa ambientata tra le lande del West, e non rende giustizia ad un film che nonostante le abbondanti sezioni brillanti sa essere un western duro e crudo, alla Marchent. Se dei due fratelli è difficile riconoscere ad occhio i lavori, pressochè motivati dalle stesse intenzioni e dallo stesso stile, si può abbastanza tranquillamente dire che Rafael, il minore, ha più una propoensione violenta e sadica e i suoi titoli, mediamente più conosciuti e fondamentali di quelli del fratello, ne sono una prova. Ma poi veniamo a sapere che se Joaquin, il maggiore, non è regista, è però sceneggiatore. Così, quello che viene descritto come il più violento di tutti gli SW, ovvero “Condenados a Vivir” del 1972, come è diretto da Rafael è scritto da Joaquin. Quasi i fratelli Scott del western all’italiana si potrebbe dire, uniti da un’unico senso estetico della frontiera che, passando dai più violenti, ai più classici, ai più brillanti, è stato il marchio di una lunga fila di film western davvero famosa e ancora oggi di culto. Questo “Una Donna Per Ringo”, vanta un cast interessante e mette in luce le dinamiche di un paese di carogne, pronte a ammazzarsi tra loro per del terreno sotto ilquale c’è il petrolio. Ancora una volta vediamo che il motore maggiore delle vicende western è l’oro, il denaro, i dollari sonanti! Così, in un paese di poco inferiore all’inquieta cittadina horror di “Se Sei Vivo Spara!”, le due gemelline Bayona intavolano da un lato le loro preoccupazioni sentimentali, e dall’altro la loro lotta personale contro chi le vuole fregare, e forse anche ammazzare. A capo di tutto c’è insolitamente Luis Induni, lo sceriffo per antonomasia dello SW. Non estraneo ai ruoli negativi, lo troviamo più spesso come buon sceriffo dal volto buono e ispirato. Qui invece, in quello che è a tutto tondo un giallo-western visto che non si conosce l’identità del misterioso Capo mai inquadrato totalmente, è il cattivo di turno che arrivando chiaramente sul finale non incide l’intera pellicole con una presenza negativa, anzi fino alla fine lo consideriamo proprio buono come sempre. Tra gli interpreti va segnalato Sean Flynn, anche lui attore americano più vicino al nostro cinema di genere che al suo che è morto a trent’anni in Cambogia, forse ucciso dai suoi rapitori. Una storia che si apprende da IMDB, non è ancora accertata. Si sa solo che è sparito in Cambogia nel 1970.

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