Regia di Robert Stevens vedi scheda film
Robert Stevens è stato un discreto mestierante, e anche qui fa il possibile per reggere il timome di una barca che sembra destinata ad affondare da un momento all'altro. Se in qualche modo riesce ad arrivare in porto, lo si deve soprattutto alla bravura degl interpreti: Diane Cilento, Peter Finch e soprattutto Susan Hayward, protagonista di assoluta eccellenza. Ma la storia (un drammone che pretende di essere credibile sfidando l'inverosimile e rischiando per questo persino il ridicolo a volte) fa davvero acqua da tutte le parti, e il presunto problema morale che viene in un certo senso tirato in ballo (si parla di eutanasia ma è un pretesto che serve al regista soprattutto per tenere sospesa - spesso forzando le cose - l'attenzione del pubblico che altrimenti potrebbe latitare) non è sfruttato al meglio soprattutto per le impicazioni che si porta dietro che se non sono state risolte adesso, figuriamoci come erano nebulose quando fu girata questa pellicola).. Etichettato a suo tempo come un "giallo" (in verità abbastanza scolorito) è all'atto pratico un melodrammone sentimentale che ha al centro della storia, una donna cche viene condannata per eutanasia che si innamora dell'avvocatfo che l'ha difesa. Quando la donna viene rimessa in libertà, l'avvocato stesso le procurerà un lavoro per l'appunto da infermiera e la paziente della quale si dovrà prendere cura, gravemente ammalata.... Basta però, mi fermo qui niente spoiler, ci mancherebbe altro! Ma comunque ci si immagini che vadano le cose, la conclusione è lapalissiana, no? Siamo al cinema, che diamine!!!
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