Regia di Nicolas Roeg vedi scheda film
Divertente ed arguta favola nordica che Roeg traspone con verve ed ironia da un celebre racconto per ragazzi. Humor nero, pupazzi e la consueta malignità dilagante, sempre presente nell'autore britannico, qui al servizio di uno stuolo di arcigne ma simpatiche ammazza-mocciosi.
Roeg e la favola gotica: da un libro per ragazzi intitolato “Le streghe” di Roald Dahl, il celebre regista inglese ricava una favola cinematografica nordica che, sotto l’egida produttiva del celebre “burattinaio” Jim Henson, il creatore dei Muppets e del relativo impero che ne è conseguito, scomparso in quello stesso anno e qui in veste di produttore, non c’è da meravigliarsi che appaia, opportunamente costellato di pupazzi a forma di topini e di orrende maschere da strega, vero volto in cui si celano insospettabili casalinghe inquiete e malvagie.
Da tempo una amabile nonna è solita intrattenere il nipotino con storie sulle streghe, che ella dimostra di conoscere molto bene: da giovane infatti la donna ne fu cacciatrice accanita, ed ancora oggi ella si vanta di riuscire a riconoscerne i tratti, abilmente celati con maschere ed altri stratagemmi.
Quando una tragedia familiare priva il bambino dei genitori e lo costringe ad andare a vivere dalla nonna, un malore di quest’ultima la induce, sotto consiglio del medico, a recarsi per un breve periodo in villeggiatura in una località di mare.
Nel vecchio ed austero albergo che alloggia nonna e nipote, il ragazzo scoprirà, grazie ai preziosi indizi rivelatigli dalla anziana parente, che lo stesso è stato scelto come teatro di una riunione di streghe, un vero e proprio sabba con il quale la Strega Suprema cerca di incitare le proprie suddite ad impegnarsi maggiormente per arrivare ad eliminare ogni nuovo bambino vivente nel Regno Unito.
Si perché questa è la missione, anzi l’ossessione delle streghe: che vivono come una minaccia implacabile la presenza dei bambini, dei quali non ne sopportano l’odore e la gestualità.
Trasformato in topo assieme ad un obeso suo compagno di giochi, il bambino dovrà impegnarsi a lungo, pur coadiuvato dalla nonna convalescente, per riuscire a trarre in inganno e sconfiggere le trame ordite da quelle donnacce astute e pericolose.
Il film - spassoso, godibile, indirizzato solo in parte ad un pubblico teenagers, in quanto tendente a farsi forza di un humor nero e sadico che da sempre caratterizza le fasi peculiari del cinema di Roeg - risulta piuttosto divertente ed incalzante, avvalorato dalla presenza, maestosa e fiera, di una Anjelica Houston che pare molto a suo agio nei panni della capa delle streghe, bella con quei suoi tratti austeri e marcati, con quel suo profilo adunco elegante e un po’ inquietante.
Tra gli attori riconosciamo un ancora poco noto Rowan Atkinson, il futuro Mr. Bean, qui nei panni di un responsabile alberghiero goffo, nervoso e pasticcione.
La nonna è interpretata dalla celebre attrice, sceneggiatrice e regista svedese Mai Zetterling, mentre in un piccolo ruolo, nei panni della madre del bimbo obeso inorridita dai topi, scorgiamo l’allora ancora poco nota, ma già bravissima, Brenda Blethyn.
Se scorriamo la carriera del celebre regista britannico ci rendiamo conto che in molte occasioni il suo cinema è stato “abitato” da creature femminili facenti funzione di streghe: dai tempi di “A Venezia…un dicembre rosso shocking” ad esempio, ne abbiamo chiare le tracce negli occhi diabolici e velati di bianco di una delle diaboliche anziane sorelle custodi del segreto della storia; fino al più recente Puffyball, dove una strega cerca ossessivamente di appropriarsi della fecondità di una giovane donna, a favore di quella ormai perduta della propria figlia ormai in menopausa.
Nel cinema di Roeg dunque, nei personaggi spesso interpretati dalla splendida Theresa Russell, notiamo come molte donne abbiano ricoperto il ruolo di maliarde tentatrici diaboliche, e di come, attraverso esse, l’abile e spesso visionario regista sia riuscito a scatenare, rappresentandola, la foga devastante della furia alimentata da una cattiveria spesso fine a se stessa, appagatrice da una parte, letale dall’altra, ai danni dei più deboli ed indifesi, costretti a correre in cerca di una salvezza che spesso, ma non in questo caso, si trasforma in un vano miraggio irrealizzabile.
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