Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Ai tempi della unificazione d'Italia da parte di Garibaldi, il paese, attorno all'anno 1863, ancora scosso, soprattutto in Meridione, dal fatto di ritrovarsi in mano ad una nuova casa regnante, ovvero i Savoia, ed in certi casi sin nostalgico della dominanza non proprio illuminata da parte della dinastia borbonica, si ritrova a caldeggiare o addirittura a favorire l'azione illegale di gruppi di briganti, che finiscono per dettare legge tra le più umili e povere popolazioni del Sud,
Un piccolo esercito formato da poco più che un plotone di bersaglieri, viene inviato in Puglia per cercare di dare manforte alla polizia locale, facendo nuovamente prevalere la legge sulla clandestinità ed i moti di protesta, ormai dilaganti.
L'integerrimo capitano Giordani (Amedeo Nazzari) assume il comando dell'operazione, ed intraprende una vera e propria caccia all'uomo nei confronti del capo dei briganti, soprannominato Raffa Raffa, condotto attraverso le aspre e selvagge valli locali dal rancoroso Carmine, un bracciante desideroso di vendetta dopo che il capo dei briganti le ha violentato la moglie Zitamaria, disonorandola agli occhi dei suoi compaesani.
A dare una mano al capitano, anche un enigmatico commissario locale (Saro Urzì, immancabile e necessario), dapprima considerato come un personaggio pericoloso, ma che, nel corso della vicenda, saprà riscattarsi fornendo un aiuto concreto a quella manciata di poveri soldati assetati e logorati dalla fatica, alle prese con la battaglia finale contro un nemico più forte ed organizzato di quanto si potesse credere.
Girato nelle zone impervie e montuose tra la Basilicata e la Calabria, tratto dall'omonimo romanzo di Riccardo Bacchelli e sceneggiato da nomi eccellenti come Federico Fellini, Tullio Pinelli e lo stesso Pietro Germi, Il brigante di Tacca del Lupo racconta con spirito critico le condizioni di un paese disomogeneo, unito e tenuto unito a forza da una determinazione che tuttavia non permetteva di cancellare le molteplici problematiche create dalla difficile convivenza di un'Italia fino a poco prima dominata da piccoli stati e monarchie autonomi e in netto contrasto tra loro, afflitto da una povertà e da una miseria che stava per animare il popolo verso moti insurrezionali.
Il film mette in luce l'azione prettamente militaresca attuata dall'esercito sabaudo di annettere a sé un paese così pieno di contrasti, incurante di capire le esigenze della popolazione e prodigarsi verso atteggiamenti che invogliassero la gente, di per sé già ridotta in miseria, a nutrire speranze verso un nuovo monarca ed una nuova dinastia di comando.
Il film possiede anche un buon ritmo, un efficace ritratto di figure di contorno che risaltano per l'efficacia degli svariati dialetti che li caratterizzano e ne localizzano le singole provenienze, e si avantaggia di scene d'azione molto ben orchestrate, degne di un western impegnato a mostrare scene di lotta e sparatorie tra cowboys ed indiani.
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