Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Vero e proprio western italiano (attenzione: non all’italiana), diretto da Germi con grandissimo mestiere ed entrambi gli occhi puntati in direzione delle opere del periodo “classico” di John Ford. Nel "Brigante di Tacca del Lupo" c’è sia l’eco di "Ombre rosse" (i briganti, come gli indiani, sulle montagne) sia quella della "Pattuglia sperduta" (i soldati colpiti dalle armi di nemici invisibili). Questo non sarà il capolavoro di Germi, ma si tratta pur sempre di un film nel quale il regista porta a maturazione una sua idea di fare cinema, al centro della quale c’è l’intento di costruire un solido e valido spettacolo. Hanno torto, pertanto, tutti coloro che hanno criticato "Il brigante di Tacca del Lupo" perché non indaga a sufficienza le cause del fenomeno del brigantaggio nell’Italia meridionale. Siamo in un film, non in un trattato sociologico: le inchieste di Franchetti e Sonnino abitano altrove; sono un presupposto di questo film, anche se non quanto i film di Ford o di Ejzenstein (anche qui, le inquadrature dal basso sembrano rimandare all’"Aleksander Nevskij"). Il film, raccontato senza inutili romanticherie, amorose o patriottiche, funziona alla perfezione, così come la presenza, per una volta tutt’altro che retorica di Amedeo Nazzari, che pare un italico corrispondente dell’hollywoodiano Errol Flynn. (14 giugno 2008)
Nel 1863, in Calabria, un brigante e la sua banda terrorizzano i villaggi, rubando, devastando ed uccidendo tutti coloro che collaborano con lo Stato Sabaudo. Dal comando militare di Napoli viene spedito sul posto un valoroso capitano dell’esercito per fronteggiare il fenomeno. Con l’aiuto di un accorto commissario di polizia, l’ufficiale riuscirà a stanare il brigante e ad ucciderlo in combattimento.
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