Regia di Maurizio Pradeaux vedi scheda film
Furto superelaborato di un diamante, a Roma, e successiva, travagliata consegna del prezioso al committente francese. Naturalmente tutti i piani, proprio quando sembrano per concludersi positivamente, saltano.
28 minuti per 3 milioni di dollari: si comincia con un titolo effettivamente troppo macchinoso, con due cifre (e nessuna tonda) in poche parole, ma quantomeno chiaro nello specificare il genere della pellicola: siamo in pieno territorio della 'grande rapina'. Un colpo sensazionale architettato con perizia maniacale, una banda di criminali professionisti che ha deciso di mettere le mani su un tesoro in apparenza inespugnabile: tutto in regola - nei limiti del blando scimmiottamento delle ben più quotate produzioni internazionali - nella sceneggiatura firmata dallo stesso regista, qui alla sua opera seconda e capace di dimostrare le sue discrete abilità di artigiano 'di genere'. Nel film compaiono in giuste dosi ritmo, azione e un pizzico di rosa e di ironia; già meno presente è la componente relativa alla tensione, pecca non minima a conti fatti. Il cast non presenta volti di particolare notorietà, ma pesca fra le seconde e terze linee del cinema nostrano: Richard Harrison, Franca Polesello, Erna Schurer, Claudio Biava, e in una parte marginale c'è anche l'esordiente Bob (cioè Roberto) Tonelli, futuro interprete di fiducia di Pupi Avati; sul palco di un night club troviamo poi Iva Zanicchi, impegnata a cantare un tema in perfetto stile James Bond che vale da solo il prezzo del biglietto: le musiche sono di Piero Umiliani e quando c'è la classe non serve aggiungere altro. Fotografia di Oberdan Trojani, montaggio di Eugenio Alabiso, scenografie di Alfredo Montori: senza dubbio la parte più onorevole del cast a disposizione di Maurizio Pradeaux è quella tecnica. 3/10.
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