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L'uomo che fuggì dal futuro

Regia di George Lucas vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che fuggì dal futuro

di chinaski
7 stelle

La prima regia di George Lucas risultò essere un progetto molto ambizioso. A differenza del suo “padrino” Coppola che solo al quarto film aveva osato girare qualcosa di più personale, Lucas fin dal primo film scelse una strada espressiva che non ammetteva costrizioni o limitazioni.

THX  è un film quasi sperimentale. Non tanto per un uso esplicito della tecnologia o per certe tendenze d’avanguardia, quanto per una forma del racconto che si fonda quasi totalmente sul mondo espressivo dell’autore. THX è prima di tutto l’universo di Lucas (come poi lo sarà più in grande tutta la saga di Star Wars). E’ la sua cultura, la sua formazione, i suoi sogni di ragazzo e soprattutto quelli di regista. 

 Ad un livello letterario ne possiamo decifrare facilmente le fonti: prima di tutto Orwell e Huxley e poi di seguito i giornaletti di fantascienza e i fumetti. Ad un livello personale, il tema della fuga da un mondo chiuso e ripetitivo è palesemente quello del giovane Lucas e della sua adolescenza trascorsa a Modesto, sua città natale. Mentre ad un livello filmico è già chiara l’idea di cinema di Lucas, quella di un’espressione libera da convenzioni che trova la sua manifestazione visibile nel controllo della tecnologia. Paradossalmente gli ambienti bianchi e sconfinati nei quali, in alcuni momenti, THX (Robert Duvall) si muove, sembrano essere i predecessori di quegli schermi (di un altro colore però, blu) che oggi permettono alla tecnologia di riempire l’immaginario del regista grazie all’uso dell’elaborazione digitale. Questi pannelli bianchi, ancora intatti, sembrano solamente attendere il momento in cui Lucas potrà riempirli con le sue fantasticherie immaginative e tecnologiche (tutta la saga di Star Wars).

 

Robert Duvall

L'uomo che fuggì dal futuro (1971): Robert Duvall

     

Optando per un film di fantascienza, Lucas, sembra allontanarsi da un contatto immediato con la realtà che lo circonda. Ma come ben sappiamo la fantascienza, soprattutto quella letteraria, è stata (dagli anni ’50 in poi) un modo per poter affrontare i problemi del reale cambiandone semplicemente l’ambientazione o la prospettiva. Perché in realtà sono molti gli aspetti della situazione americana dell’epoca che rifluiscono all’interno di THX. Anche se ci troviamo in un mondo ipercontrollato (come in 1984) e di chiara origine letteraria, alcuni dei problemi che assillano il protagonista sono in parte gli stessi che scuotono la società americana del periodo.

La sessualità, per esempio. Nel film infatti uno dei motivi che porteranno all’arresto di THX sarà proprio quello legato alla sua riscoperta del valore e della forza rivoluzionaria dell’atto sessuale. Proprio perché momento di contatto reale tra due persone, il sesso distrugge ogni controllo e riporta gli esseri umani ad una dimensione individuale che nessun sistema è in grado di dominare. L’unico modo è quello di vietare il rapporto sessuale, esattamente quanto accade all’interno della società in cui THX vive. Allo stesso modo nell’America dell’inizio degli anni settanta, c’è una forte riscoperta del valore del sesso (anche ad un livello terapeutico) ed è in questo periodo (grazie a quanto fatto dalla love generation) che la società di massa si sposta verso costumi sessuali meno rigidi che in precedenza. Un altro elemento è la droga. Nella diegesi filmica la droga viene mostrata nella sua variante narcotico/calmante ed è utilizzata quotidianamente dai cittadini. In questo caso è chiara la sua finalità come strumento di repressione da parte della società di tutti quei conflitti mentali che possono assalire le persone.  Lucas ne dà una visione molto negativa, proprio perché all’inizio degli anni settanta il mercato delle sostanze stupefacenti aveva scordato erba ed acido ed era stato invaso dall’eroina. E infine la figura dell’uomo di colore come proiezione dei pensieri di THX.. Chiaro riferimento, questo, alla razza nera come coscienza dell’America, delle sue ingiustizie e dei suoi soprusi.

 

Maggie McOmie

L'uomo che fuggì dal futuro (1971): Maggie McOmie

     

Il film quindi può essere letto sotto vari aspetti. Dopo averne visto la possibile lettura sociale è bene soffermarsi anche sulle componenti più propriamente narrative e filmiche. Lucas ci parla di un mondo dove l’uomo è stato sostituito dalla macchina, dove si è cercato di eliminare la differenza tra bene e male (il libero arbitrio, dunque) e dove il controllo sembra essere l’attività più importante di tutte. Lucas sceglie quindi ambienti sotterranei (tunnel, gallerie) come spazi nei quali far muovere le persone del mondo da lui creato. Spazi angusti e chiusi che meglio si adeguano alle procedure di controllo. Sin dall’inizio la storia viene narrata in una maniera molto articolata. Le immagini di THX al lavoro si alternano con quelle degli schermi di coloro che lo controllano, mentre la colonna sonora è satura di rumori meccanici ed elettronici mischiati a voci impersonali che ripetono slogan, avvertimenti e consigli. La realtà creata da Lucas è quanto mai complessa e stratificata. Tutto questo grazie anche all’apporto del lavoro di Walter Murch sul suono, fu infatti lui a creare i vari livelli sonori che strutturano il film e la narrazione. Il lavoro svolto da Lucas fu invece soprattutto sulla messinscena. 

Il bianco è il colore che predomina. Usato principalmente nella sua valenza cromatica di livellamento (tutto è bianco, come se gli altri colori fossero stati dimenticati) è un ennesimo strumento di controllo della psiche umana. Attraverso questo colore alcuni ambienti assumono poi una valenza quasi metafisica. Infatti nel momento in cui THX viene fatto prigioniero la sua gabbia non è altro che un vuoto bianco e infinito. Il mondo di THX potrebbe essere visto quindi come una sorta di paradiso artificiale creato dalle macchine nell’utopica speranza di aver realizzato un luogo perfetto per la vita umana. THX all’inizio del film si paragona ad Adamo. Solo che in questo caso la cacciata dal paradiso è un gesto necessario per riappropriarsi della propria umanità e anche per scoprire che in realtà, in superficie, il mondo esiste ancora. Era solo stato dimenticato.

Contrapposto agli ambienti asettici del film vi è poi il volto umano. Anche questo è stato manipolato (i crani sono tutti rasati) nella ricerca di un annullamento di qualsiasi espressività. Ma è proprio attraverso il volto e il suo valore (quello di essere espressione di tutto il corpo) che THX riscopre la sua umanità. Lucas lavora molto sul primo piano e sul dettaglio. Nella prima scena di sesso tra THX e la sua compagna non vengono mai inquadrati i corpi ma solamente i volti. Attraverso un rovesciamento dell’immagine pornografica (che invece dell’atto sessuale tende a mostrare solo la parte genitale) Lucas ci fa capire che l’importanza dell’atto non è solo nell’unione fisica dei corpi ma soprattutto nelle emozioni e nelle sensazioni che questo contatto farà nascere nelle persone. E’ proprio il sesso quindi il motore primario della presa di coscienza di THX,  a cui segue l’abbandono delle droghe e infine la fuga.

 

Robert Duvall

L'uomo che fuggì dal futuro (1971): Robert Duvall

 

I controllori del mondo sotterraneo di THX assomigliano a dei monaci e la figura di OMM (un simulacro rinascimentale) è pari a quella del Grande Fratello. Gli uomini nei momenti di crisi possono entrare in cabine (una sorta di confessionale) e parlare dei loro dubbi con OMM. Naturalmente anche questo fa parte del grande organismo di controllo creato dalle macchine, le risposte date sono pre-registrate e i dubbi delle persone non vengono mai realmente dissipati. La fuga è quindi l’unica possibilità di ribellione. Il mondo sotterraneo ormai strutturato in maniera millimetrica dalle macchine è impossibile da far crollare. La presenza della tecnologia è invasiva. Lucas in ogni inquadratura mostra qualcosa di elettronico o scientifico. Che siano le cuffie o uno schermo o enormi calcolatori ha poca importanza, le macchine fanno parte della realtà di THX, anzi sono la realtà stessa. In effetti il mondo di THX è creato ex-novo, non è riproduzione del reale, è la potenzialità iconica del cinema stesso. Da qui potrebbe nascere un’altra delle chiavi di lettura di questo testo estremamente stratificato che stiamo analizzando, cioè quella teorica. Il rapporto immagine – realtà nel film è molto particolare. Ci troviamo in una situazione in cui l’immagine crea la realtà che rappresenta (che poi sarà la direzione di gran parte del cinema digitale). Lucas quindi potrebbe essere visto come il vero demiurgo del mondo in cui è racchiuso THX. E’ lui che vuole controllare tutto, dalla creazione alla realizzazione. Se il mondo di THX è dunque una rappresentazione simbolica del mondo del cinema, allora la fuga del protagonista può essere letta come un rifiuto di quello che la macchina-cinema significa. Rifiuto quindi del controllo altrui, dell’essere solamente un ingranaggio del sistema produttivo, in poche parole rifiuto delle politiche hollywoodiane. Lucas in un certo senso si sente padrone del suo mondo (vuole il controllo artistico) ma allo stesso tempo scappa come THX da quelle che sono le leggi (non sue) che vorrebbero controllarlo. In questa chiave di lettura il film diventa quindi anche un’accusa contro la stessa Hollywood.

E’ anche vero però che l’opposizione al sistema hollywoodiano, oltre a quella delle piccole case di produzione della west-coast fu anche quella dell’underground newyorchese guidato da Andy Warhol. Ed è paradossale invece che nel film di Lucas sia proprio l’underground ad essere controllato, mentre la libertà sembra risiedere solo all’esterno, fuori. Esattamente tutto l’opposto di quanto succedeva sulla scena americana dove erano proprio le spinte dal sottosuolo a smuovere la superficie delle cose. Forse l’inquadratura finale potrebbe significare proprio questo. Che il momento per uscire fuori, alla luce del sole, era finalmente giunto, che il mondo aspettava qualcuno per essere cambiato. Non bastava molto del resto, bisognava solo avere il coraggio di credere nei propri ideali.

 

 

Questo articolo è tratto dalla tesi di laurea del Dottor Chinaski (2006) dal titolo:

"LA RINASCITA DI HOLLYWOOD: LA FIGURA DEL REGISTA TRA MERCATO E ARTE"

 

 

https://operationjulie.blogspot.com

 

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