Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film
Un giovane laureato e disoccupato, ma decisamente intraprendente, si intrufola grazie a un amico negli uffici di una importante ditta, dove riesce a spacciarsi per un impiegato. Le intuizioni giuste e la voglia di fare renderanno il suo futuro roseo.
Niente di trascendentale, una commediola leggera e spensierata: questa La danza dei milioni è una pellicola che forse oggi non ci dice granché in senso generale, ma ci racconta comunque qualche cosina dei suoi tempi. Tempi di severa censura sulle opere artistiche, tempi nei quali usava prendere a prestito le commedie ungheresi – come avviene in questo caso: il testo di partenza è firmato da Ladislas Fodor, per il teatro – e adattarle per il nostro schermo, qui nello specifico con una sceneggiatura di Luigi Zampa, nientemeno. Naturalmente lo scopo principale era intrattenere, ma senza turbare eccessivamente il pubblico, cioè mostrando una realtà edulcorata e sempre aproblematica. Camillo Mastrocinque nel 1940 era già un buonissimo artigiano del cinema nostrano e sapeva come mettere in piedi un lavoro sufficientemente solido anche con mezzi spartani (che qui si possono ben intuire) e poche idee. Ha a disposizione, per quanto riguarda il reparto interpreti, nomi del calibro di Carlo Campanini, Nino Besozzi, Enzo Biliotti, Jole Voleri, Miretta Mari, Arturo Bragaglia e Guido Notari: affatto male, anzi. Il ritmo c'è, anche grazie alla durata limitata ad appena un'ora e un quarto. 4,5/10.
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