Regia di Stuart Gordon vedi scheda film
Stuart Gordon rimette le mani sulla materia letteraria di H.P. Lovercraft, questa volta su ispirazione di una storia breve del 1921 sul tema della percezione extrasensoriale conseguente allo stimolo della ghiandola pineale, la quale ci consente di vedere ciò che non è recettibile alla vista umana. "From Beyond" è un concentrato di splatter, fantascienza, horror e filosofia cartesiana (il “terzo occhio”) che non si astiene dal rappresentare sullo schermo corpi deteriorati, mutazioni terrificanti e risvolti letali. Gordon e Yuzna, due maestri della categoria gore, hanno reinterpretato in chiave umoristico/demenziale il soggetto preso dal racconto "Dall'ignoto", cercando comunque di non allontanarsi oltre misura dal contenuto originale. Spicca in particolar modo la caratterizzazione del malvagio e sanguinario Dottor Pretorious (Ted Sorel, il migliore del cast): vittima della sua stessa abietta invenzione, viene teletrasportato in una dimensione trasversale dove, sotto il ripugnante aspetto di una creatura dalle atroci sembianze, potrà dare libero sfogo ai suoi istinti più scellerati usufruendo dei nuovi brutali poteri di controllo sulla mente degli esseri umani.. questo mondo parallelo è brulicante di agghiaccianti bestie informi, pronte a divorare il prossimo al fine di raggiungere un senso di assoluto appagamento psico-fisico; il film, girato a Roma nell’allora studio di “Dinocittà” (per bypassare le carenze del budget), vanta di alcuni dei migliori effetti speciali visivi realizzati per una pellicola indipendente di genere, grazie ad un’équipe di raggianti tecnici che, almeno dai titoli di coda, risulterebbero quasi tutti italiani: immagini insalubri e deleterie atterriscono gli spettatori mentre assistono, tra lacerazioni carnali ed alterazioni estreme, alle orrende mutazioni di Pretorious. Il resto degli attori è a dir poco azzeccato, con un Jeffrey Combs (Crawford Tillinghast) angosciante e squilibrato, una provocante ed inquietante Barbara Crampton (Katherine McMichaels), e un sempre convincente Ken Foree dal romeriano classico "Dawn of the Dead". Ogni tassello sembra a posto quindi? Be’, non esattamente… la sceneggiatura infatti difetta di dialoghi fin troppo semplicistici: non si approfondiscono abbastanza gli elementi metafisici degli argomenti rievocati, e delle maschere chiamate in causa, sulle quali la raffinatezza stilistica di un certo Cronenberg riesce a dare maggiore giustizia nella diabolica e malsana esposizione romanzesca. Freddi pure i frammenti più licenziosi, che, se sotto un profilo grottesco possono risultare funzionali, non corroborano più di tanto la consistenza narrativa delle dottrine trattate; ma, dopotutto, il fascino sta proprio nell'enigmaticità di fondo. Un “must see” per gli estimatori di "Re-Animator".
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