Regia di Ferdinando Baldi vedi scheda film
Il film si propone come sequel semi-ufficiale di "Django" e questo è già un difetto dal momento che la sceneggiatura non ripropone il personaggio interpretato da Franco Nero, ma un altro che si veste in modo simile ma che non ha quella disillusione che tormentava l'eroe corbucciano.
Lo script del film propone poco o nulla di nuovo (bella l'idea di organizzare una banda costituita dagli impiccati salvati per mano del loro stesso boia, grazie a un meccanismo dallo stesso applicato sotto i giubbetti delle vittime in modo da impedirne la morte per asfissia) e si perde nei luoghi comuni del genere (pestaggi alla Sergio Leone prima maniera, per proseguire con una palese citazione a "Per un pugno di dollari" nella scena del saloon che va in fiamme mentre Django si diverte al tiro al bersaglio; per finire con un epilogo a metà strada tra "Il buono, il brutto e il cattivo" e "Django").
L'unico elemento che lo distingue dai cugini dell'epoca è la presenza di un Terence Hill molto cupo (nel ruolo di un boia), qui al suo vero debutto da protagonista. Bene anche gli altri attori, con un Horst Frank in particolare grazia e tutta una serie di grandi caratteristi quali Montefiori, Luciano Rossi e Lee Burton.
La regia è sufficiente con Baldi che punta all'essenziale senza regalare scene particolarmente al cardiopalma (la sequenza migliore, grazie alla fotografia di Barboni, è quella che precede la morte di Montefiori, con Terence Hill che si muove in un oceano di fuoco). Anche le sparatorie e le cadute da cavallo non brillano per spettacolarità.
Colonna sonora appena sufficiente.
Sopravvalutato. Voto: 6
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