Regia di Adriano Celentano vedi scheda film
Celentano non mi ha mai entusiasmato come cantante, mi ha sempre annoiato come telepredicatore, irritato come attore e come regista mi ha fatto cascare le braccia ogni volta (poche per fortuna) che ho visto un suo film. Questo suo autoritratto, anzi automonumento, anarchico è già l'emblema di quello che sarà il cinema di Celentano fino al disastroso JOAN LUI (1986), nonché del personaggio Adriano Celentano: egocentrico, autoreferenziale, insopportabile. Va anche detto, però, che la confezione è di prim'ordine, ed in particolare è da segnalare la fotografia di Alfio Contini, pregevole nel restituire i colori verdazzurri di una Venezia pochissimo turistica e i grigi smorti di una Milano molto sotterranea. Il problema è che manca totalmente il contenuto, in questo melodrammusical che a tratti mi sembra un quadro dipinto da Edward Hopper ed animato da Carmelo Bene (e questo è un complimento). Ma stare un'ora e mezzo ad ammirare i tradizionali bigiancoli di Celentano, via, questo è troppo...
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