Regia di Robert Stevenson vedi scheda film
Il romanzo di Charlotte Bronte (dal titolo stravolto nella versione italiana, ma a questi orrori siamo abituati, purtroppo); la regia di Robert Stevenson (principalmente noto come 'regista Dinsey', licenzierà fra i '60 e i '70 vari titoli memorabili, fra i quali Mary Poppins e Un maggiolino tutto matto); il ruolo di co-protagonista affidato a un Welles particolarmente esuberante (forse anzi talvolta troppo, rasentando superflue gigionerie; ma l'attore/regista era d'altronde nel suo momento di massima popolarità); al suo fianco la bellissima e già piuttosto celebre Joan Fontaine; in sceneggiatura - oltre a quella di Stevenson - le firme prestigiose di Aldous Huxley (!) e Jacques Haussmann, che pare avesse già contribuito in qualche modo al copione di Quarto potere (1941), proprio di Welles: insomma, di ragioni per vedere questo La porta proibita ce ne sono parecchie. Anche nel cast tecnico si trovano nomi importanti: la fotografia (virata a un cupo approccio espressionista) è di George Barnes, collaboratore fra gli altri di Lubitsch, Wilder, dell'Hitchcock di Rebecca la prima moglie; le musiche sono di Bernard Hermann, già al fianco di Welles nei suoi primi due film; Thomas Little (Sangue e arena) si occupa delle scenografie. L'aderenza al romanzo è forte, tanto che qua e là ritorna la voce del narratore esterno a collegare fra loro le sequenze, mentre viene inquadrata didascalicamente una pagina del libro (espediente piuttosto fastidioso, se si vuole); a voler essere un po' pignoli forse si sarebbe potuta anche far decollare più velocemente la storia, magari tagliando qualcosina della parte introduttiva, quando Jane Eyre è ancora bambina. 6/10.
La giovane Jane Eyre, cresciuta orfana, viene assunta come istitutrice nel castello del burbero Edward Rochester, per la piccola figlia che non ha più una madre. Quando l'amore sboccia fra il padrone di casa e la ragazza, però, un incredibile segreto si rivela.
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