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Opera

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Opera

di maso
6 stelle

 

Ultimo film nei limiti della decenza realizzato da Dario Argento In cui coabitano ancora una volta le disparità della sua arte, nel senso che come già evidenziato in Tenebre alcuni aspetti esaltano il suo talento ed altri lo mortificano.

La scrittura è come sempre approssimativa ma in questo caso più che in altri suoi lavori la regia e la cinematografia coprono le pecche di una sceneggiatura poco curata in cui spiccano soprattutto le lunghe  sequenze in cui la protagonista viene costretta come lo spettatore ad assistere alle truculente perforance del killer che la perseguita.

La rappresentazione del Macbeth musicato da Verdi è notoriamente un'impresa bersagliata dalla sfortuna e dopo l'abbandono della cantante lirica in attrito con il regista viene ingaggiata la promettente giovane Betty che viene ben presto presa di mira da un misterioso killer che la imbavaglia, la lega, e le applica degli adesivi con degli aghi sotto gli occhi in modo da obbligarla a vedere mentre prende a coltellate il suo ragazzo.

La sequenza poi ripetuta una seconda volta è il nucleo del racconto proprio perchè Argento voleva ironizzare sul fatto che molti spettatori dei suoi film tendevano istintivamente a chiudere gli occhi nelle scene forti, l'effetto è in questo caso raddoppiato perchè Cristina Marsillach con gli occhi sgranati dietro quegli aghi appuntiti disturba più degli atti criminali del suo persecutore, le sequenze funzionano soprattutto per la prova della bella attrice spagnola che avevo già ammirato in Marrakesh Express e non è un caso che Argento abbia dichiarato che dirigerla gli abbia creato dei grossi grattacapi come Anthony Franciosa in Tenebre: sembra che Dario Argento sia allergico agli attori capaci di esprimere qualche qualità che possa dare spessore ai suoi personaggi piuttosto che dei pupazzi incapaci come Urbano Barberini nel ruolo dell'ispettore.....e non solo quello.

Oltre all'attrice protagonista si salva a malapena Ian Charleson nel ruolo del coreografo dell'opera che chiuderà proprio con questo film la sua carriera cinematografica: l'attore scozzese famoso per aver interpretato il podista Eric Liddell ne premiatissimo Momenti di Gloria scoprì proprio in seguito ad un incidente di scena di essere sieropositivo durante la degenza ospedaliera, fatto che insieme ad altri intoppi durante la lavorazione convinse Argento che il Macbeth porta veramente scalogna, Charleson morì di AIDS qualche anno dopo.

Il resto del film è un'alternanza continua di scelte sbagliate ed altre indovinate e di pregevole fattura soprattutto nella regia pirotecnica di Argento che riempie il film di primi piani degli occhi della protagonista, delle vittime fra cui la Nicolodi in una virtuosistica revolverata ripresa dalla sezione dello spioncino della porta, dei corvi utilizzati per l'opera teatrale che nella risoluzione della storia hanno un certo peso e nel finale volano nel loggione del teatro anche in soggettiva con l'utilizzo di una gru ondeggiante.

Il punto più basso è una incongruente colonna sonora che alterna agli ovvi brani di musica lirica orrende composizioni di heavy metal italiano di bassa lega e anonimi pezzi del bassista degli Stones, ma il certificato di laurea in superficialità Argento lo guadagna con la pubblicazione delle foto nelle locandine da esporre fuori dal cinema in cui viene immortalato l'assassino nelle scene in cui viene smascherato e per un giallo con quattro personaggi messi in croce questo è un peccato imperdonabile perchè chiunque abbia visto questo film al cinema avrà collegato quelle foto alla storia che si srotolava davanti ai suoi occhi facendo due più due con il risultato finale uguale a un quattro secco da affibbiare al superfluo doppio finale che in alcune bobine per il mercato estero è stato addirittura sforbiciato.

 

  Locandina con spoiler incorporato

 

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