Regia di Edgar G. Ulmer vedi scheda film
Un solitario viaggio, anche musicale, attraverso le occasioni mancate e le trappole dell’esistenza.
Nella prima parte, la melodia non è un commento in sottofondo, ma è l’anima stessa della storia, che si pone prepotentemente in primo piano: è il concerto degli stati d’animo, di una passione per una donna e per la musica, che, nella seconda parte, l’asfalto finirà per consumare, rendendo la prima irraggiungibile, la seconda insopportabile. Superba la recitazione, che porge, ad una regia affezionata ai personaggi, volti e sguardi attraversati dai chiaroscuri delle emozioni in transito. Un road movie tempestato di riflessioni rassegnate e definitive sull’amore, la bellezza, il denaro, il destino. “But one thing I don’t have to wonder about. I know, someday a car will stop to pick me up that I never thumbed. Yes, fate, or some mysterious force, can put the finger on you or me for no good reason at all.” Nella sua cruda semplicità, un film memorabile.
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