Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Lang fa scuola del cinema tra echi onirici ed ieratici.
Il miglior Lang, quello con pochi mezzi e tanto ingegno. Amore e morte, nella loro duale antinomia, si uniscono in questa favola densa di allegorie. Il film si trova anche col titolo Destino ma, in effetti, Le tre luci risulta più azzeccato perché nella fiamma di tre candele, si esplicherà la parte clou del racconto. In realtà la storia, per quanto avvincente, non brilla per originalità ma lo sviluppo è interessante e le storie che stanno dietro le tre candele seguono un filo comune che è quello della protagonista, la quale vede il suo amato portato via dalla morte, nel momento più felice del loro amore. La morte, nelle sembianze di uno straniero, si è stabilita in un paesino, acquistando per 99 anni il terreno intorno al cimitero e recintandolo con un enorme muro privo di porte e finestre. Come dirà lo straniero: solo lui sa quale sia la porta per accedere all'interno delle mura Ed è facile capire quale sia l'unico sistema per farlo. Fiamella, questo il suo nome, ispirata da un passo dei Salmi, sfida la morte, in nome dell'amore. Una sfida che la porta a guadagnarsi la stima dello Straniero, a sua volta vittima di un gioco più grande di lui, dominato da Dio che tutto decide e lo costringe a un lavoro odioso e odiato dall'uomo. Una sfida che si concluderà nell'unico finale possibile.
Lang gioca con la telecamera, crea effetti suggestivi e getta i semi del cinema a venire. Splendida la scena in cui Girolamo, circondato dai suoi servi, comincia a riflettere e le luci intorno a lui si affievoliscono e fanno sparire ogni contorno lasciandolo solo nella scena, per poi ri-illuminare gli stessi quando li convoca a sé per impartire gli ordini maturati.
Un pezzo di storia del cinema.
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