Regia di Fritz Lang vedi scheda film
E' un'originale riflessione sulla morte e sul suo potere ineludibile sulle nostre vite terrene. Il film tuttavia va oltre, sostenendo che la morte non solo non può essere evitata, ma nemmeno differita nel tempo. E qui ritroviamo la visione del destino da parte di Fritz Lang , il quale lo vedeva come una sorte scritta in anticipo da Dio (non era ebreo?) per ciascuno di noi, la quale non possiamo sfuggire né cambiare in alcun modo. In complesso è una visione della vita abbastanza pessimista. Comunque, mi sento di rilevare che nei film americani successivi del grande regista è ben visibile una componente molto maggiore relativa alla libertà e alle scelte individuali. Il protagonista della Donna del Ritratto, ad es., si caccia in un brutto guaio del quale è messo in evidenza trattarsi del risultato di una serie di sue scelte sbagliate.
Tornando a questo film, l'attore più indovinato è certamente quello che impersona la morte: un uomo decisamente sinistro e minaccioso, la cui sorta di dolcezza e di pazienza rendono ancora più inquietante. Trovo buona anche l'idea del muro altissimo e invalicabile che egli costruisce, la cui porta può vedere solo chi muore. Originale anche l'idea delle candele che bruciano, dove ciascuna rappresenta una vita umana che si consuma.
E' certamente un film da paragonare col Settimo Sigillo di Bergman. E' anche un'opera che rivela le doti del grande regista che Lang era all'epoca e che sarebbe stato. Tuttavia - ahimè - non capisco bene il significato della scena finale. Se qualcuno mi può aiutare in separata sede...
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