Regia di Bruce Beresford vedi scheda film
Un buon film , un po' ostico ...
Nel diciasettesimo secolo , nel Canada francese , un gesuita deve raggiungere una sperduta missione nel territorio degli indiani Uroni , attraversando ambienti selvaggi ed ostili . Si aggrega perciò ad un gruppetto di Algonquini ...
Il regista Bruce Beresford , australiano ma con una lunghissima esperienza nella Hollywood minore , trae da un romanzo dell' irlandese Brian Moore questa pellicola che per certi versi può ricordare " Mission " . Ma se là Jeremy Irons era un impavido missionario schierato dalla parte degli indios amazzonici , qui il protagonista , un convincente Lothaire Bluteau , è mosso sì da idealistici aneliti evangelizzatori , ma si inserisce in maniera rigida , come un corpo estraneo , nella cultura indigena , tanto da causare forse più danni che benefici e da farsi prendera da una forte crisi morale e spirituale . Attorno al protagonista ed alla modella sino canadese Sandrine Holt , ruota un bel cast di attori indigeni molto naturali ed efficaci , sullo sfondo dei paesaggi invernali , splendidi quanto inospitali , forniti della natura incontaminata del Canada , in cui deve essere stato tutt' altro che facile girare questo film austero e pessimista . Anche per questo si merita un 6,5 .
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Crudezza e incomunicabilità sono le cifre di questo splendido lavoro, tratto da un romanzo se possibile anche più duro. Tutto appare in opposizione, specie agli occhi degli europei che, a dispetto delle migliori intenzioni (non dimentichiamo che obtorto collo i regnanti acconsentivano a che i religiosi accompagnassero i colonizzatori) sperimentano cultura e ambiente segnati dall'estraneità. Il merito del film sta nel registrare onestamente questi passaggi, senza sconti nè moralismo, lasciando aperto un interrogativo valido ancora oggi, relativo alle diversità nelle visioni del mondo in gruppi umani lontani tra loro ed alle strategie più consone a superare tale lontananza.
Sono d'accordo con la tua analisi . Grazie del passaggio , Gino .
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