Regia di James Ivory vedi scheda film
Incontri e scontri fra tre ambienti sociali nell’Inghilterra del primo ’900: i ricchi cafoni Wilcox (una tribù), i borghesi intellettuali Schlegel (due sorelle e un fratello), i poveri diavoli Bast (marito e moglie). Nel mezzo c’è Casa Howard, il fulcro intorno a cui gravita l’intera vicenda (anche quando i personaggi non ci si trovano fisicamente) e il luogo dove si svolgono i fatti principali: un fidanzamento fatto e disfatto in un batter d’occhio, un consiglio di famiglia che decide di bruciare un testamento scomodo, infine un omicidio colposo. Ivory adatta per la terza volta un romanzo di Forster dopo Camera con vista e Maurice, e questo è sicuramente il risultato migliore dei tre. A suo modo, una parabola sociale: la contesa (sempre tenuta in sottotraccia) sulla proprietà di Casa Howard rappresenta il passaggio di consegne fra la vecchia aristocrazia e le classi in ascesa. Ma è anche un melodramma dalle varie forme: i segreti inconfessabili che i ricchi nascondono dietro le apparenze ipocrite; le tensioni che nascono fra due sorelle idealiste quando una di loro si scopre non del tutto aliena ai compromessi; il disperato orgoglio dei proletari. Gran bel complesso di attori, dove l’unico rimpianto è che la Redgrave esca di scena troppo presto.
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