Regia di James Ivory vedi scheda film
James Ivory al suo meglio: forma e contenuto abbracciati e complementari in un buon risultato.
Ecco un film che manco di vedere dal 1991, anno della sua uscita, ma non per averlo scansato; semplicemente non mi era mai capitata l'occasione. Ben ne conoscevo il titolo, però, la fama che lo circonda, le molte repliche e il suo regista.
Ebbene, devo dire che questa pellicola mi ha convinto, e non credo goda di una fama gratuita. James Ivory riesce nell'impresa di coniugare la cura dell'ambientazione d'epoca con personaggi interessanti e una mole notevole di materiale narrativo, dove le piste dei personaggi si intersecano continuamente. Poteva venirne un pasticcio o un polpettone, ma la pellicola è ben diretta dal regista ed interpretata dagli attori, e ottiene fin da subito tutta la nostra attenzione.
Nella complessa trama si possono ravvisare alcuni fili conduttori, o significati, se preferiamo: l'orgoglio della classi più alte della società inglese con il relativo disprezzo di quelle inferiori, le barriere quasi invalicabili tra di esse, e il fatto che i più orgogliosi siano spesso sepolcri imbiancati. A margine, c'è la responsabilità del singolo, il suo coraggio o la sua vigliaccheria, la sua bontà o la sua cattiveria. Le suddette barriere, infatti, non sono mai completamente invalicabili, e sicuramente non al prezzo del futile prestigio sociale o dei progetti di vita già stesi.
Bravi tutti gli attori, con una menzione speciale per Anthony Hopkins, il quale interpreta con molta misura un uomo egoista e arido di cuore, che continuamente si premura di nascondere la sua vera natura dietro le buone maniere. È un personaggio che ispira non una chiara avversione, ma una sottile antipatia.
Nella casa del titolo nessuno vuole veramente abitarci, ma molti vogliono possederla; e sono rosi dall'invidia se non ci riescono. Questo mi sembra un caso esemplare di cupidigia fine a se stessa, amara e assurda, che vuole avere per avere, senza neppure desiderare di godere dei beni.
La serie Downton Abbey, secondo me, ha attinto a piene mani da questo film quanto ad estetica ed ambientazione, ma non quanto a densità di contenuti e complessità dei personaggi. Di questo ce n'è poco. I fan della serie non me ne vogliano.
Tornando a questo “Casa Howard”, è uno di quei film che può piacere quasi a tutti e, grazie alla sua ambientazione d'epoca, verrà guardato ancora a lungo. Negli ultimi anni ne è uscita una versione digitalizzata a dovere, con splendidi risultati sui colori e sulla pulizia dell'immagine.
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