Regia di Luigi Chiarini vedi scheda film
In un paese siciliano arriva la nuova servetta del notaio, un tipo laido che subito se ne invaghisce e sogna di sottrarsi alla tutela della terribile zia; ma un solfataro di buon cuore veglia su di lei, arrivando a tirarla fuori dal bordello in cui era finita. Atmosfere verghiane, vicenda convenzionale, film rovinato da una recitazione enfatica persino per gli standard dell’epoca: Luisa Ferida ha l’aria costantemente attonita, ed è comunque la meno peggio; Osvaldo Valenti è bambinesco fino alla caricatura; il più ridicolo è Amedeo Nazzari, che fa il guappo protettore degli oppressi ma è così stupido da non accorgersi che la ragazza è palesemente innamorata di lui (né è chiaro quando lavori, visto che ha tutto il tempo libero che vuole). Un’unica scena da ricordare: la sfilata dei notabili locali durante la celebrazione del matrimonio, niente parole, solo musica e immagini che sottolineano il grottesco; ma è una scena che fa macchia nel contesto del film.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta