Regia di Dino Risi vedi scheda film
Il tesoro di San Gennaro, custodito a Napoli e consistente in favolosi gioielli per il valore approssimativo di trenta miliardi di lire, diventa l'obbiettivo di una banda di criminali statunitensi, i quali giungono in città con un piano ben architettato per appropriarsene. Il capo-banda Jack, per realizzare l'impresa, chiede aiuto ad un ladro di spessore, conosciuto e rispettato in città, Don Vincenzo, il quale però è detenuto - anche se entra ed esce dal carcere a piacimento - e troppo anziano per tornare in azione. Pertanto Don Vincenzo lo indirizza al suo "erede", Armando detto Dudù, il quale, a sua volta, "lavora" con personaggi molto singolari. Appresa l'entità della posta in gioco, Armando è combattuto. Partecipare al furto, per prendere una parte del bottino prima che il resto sia trasportato in America, o fare in modo che, dopo il colpo, l'intero tesoro rimanga comunque nella città partenopea, seppur non più sotto forma di collezione di gioielli ? Una divertente commedia d'azione di Dino Risi, che vede come vera protagonista la città di Napoli, fervida, irrazionale, disperata, eppure piena di voglia di vivere. Il regista la descrive tramite mille stereotipi, che alla lunga possono annoiare o infastidire, ma è un peccato che personalmente mi sento di perdonare, dal momento che l'immagine della città che ne ricaviamo è comunque positiva. Tra i personaggi, quello che meglio esprime la "napoletanità" è Dudù - interpretato da Nino Manfredi - abile nello sfruttare le proprie abilità predatorie, e per questo distintosi nella massa, la quale comunque lo accetta e lo acclama, perchè egli, pur essendo un ladro, è perfettamente inserito nel contesto sociale della sua città, dove il malaffare - ovviamente, qui mostrato in forma "edulcorata" - è pienamente accettato ed utilizzato quale strumento di sopravvivenza. Dall'esteriorità appariscente e dal gusto per le cose "pacchiane", Dudù si rivela un personaggio ben più profondo di quanto inizialmente possa sembrare. Pur non rinunziando alla collaborazione per la realizzazione del furto, ipotizza di conservare l'intero bottino per riutilizzarlo a favore dei cittadini partenopei, affinchè, come è per Don Vincenzo - impersonato da un Totò in forma nonostante l'età - un'autorità fuori e dentro il carcere, il suo nome possa essere ricordato come quello di un benefattore. Ciò rafforza la sua determinazione, ben diversa da quella dei suoi complici americani. Jack, capo-banda, è persona tutta d'un pezzo, ma la portata della sua figura viene sminuita, nel confronto con gli autoctoni, ladruncoli scalcinati e "faciloni", che non mostrano alcun rispetto per la sua caratura criminale. L'avidità di Maggie, componente femminile della gang, è invece alimentata da un desiderio di rivalsa sociale. Il ritmo della narrazione è assai sostenuto. Ho trovato particolarmente ben realizzate ed avvincenti le sequenze che descrivono il furto ed i successivi inseguimenti. Varia e piacevole la colonna sonora, prevedibilmente basata su motivetti e canzoni napoletane. Un buon film; ne ho apprezzato interpretazioni, storia, ambientazioni. Mi rendo, però, conto che i moltissimi "luoghi comuni" mostrati, potrebbero essere molesti per più di uno spettatore.
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