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L'oro dei Bravados

Regia di Don Reynolds vedi scheda film

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La recensione su L'oro dei Bravados

di mm40
2 stelle

Far west. Due pistoleri si impossessano di un carico di lingotti d'oro di enorme valore. Non potendo portarlo con sè, durante la fuga lo abbandonano in un luogo di difficile accesso. Ma al loro ritorno, tempo dopo, il prezioso bottino è già entrato nelle mire di altri pretendenti.

 

Dopo un intenso apprendistato come assistente, fra gli altri di Umberto Lenzi, Michele Lupo e persino del mitico Tanio Boccia (Sansone contro i pirati, 1963), a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta Giancarlo Romitelli si sperimenta nella regia con una manciata di titoli francamente dimenticabili. Questo è il terzo (su 5), firmato come di sua consuetudine con lo pseudonimo Don Reynolds; con soggetto e sceneggiatura di Renato Savino, la pellicola racconta l'ennesima storia di banditi che lottano aspramente fra loro per un ingente bottino nel vecchio west. Echi morriconiani nella colonna sonora di Luis Bacalov - non uno qualunque - e inevitabili, impietosi sono i confronti con le opere di Sergio Leone; qui siamo distanti anni luce non solo per le possibilità di regista e interpreti, ma anche e soprattutto per la realizzazione a budget infimo che sottostà all'operazione. Nel cast spicca un nome solo, quello del protagonista George Ardisson: non sarà Clint Eastwood, ma per questi standard è perfino sprecato; fra gli altri attori si segnalano Rik Battaglia, Linda Veras, Boby Lapointe e Franco Pesce. Anche a livello di ritmo e azione, il film è carente. Noncurante del fiasco, Romitelli tornerà immediatamente sui propri passi e girerà un altro spaghetti western: Lo chiamavano King (1971). Stavolta, però, con esiti decisamente superiori. 2/10.

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