Regia di Barbet Schroeder vedi scheda film
Ricorda un po' La parola ai giurati per il suo modo di confondere e di aggirare lo spettatore, perché inizialmente crede l'imputato colpevole d'aver tentato d'uccidere la moglie (perché tutto lo lascia presuppore) ma, mano a mano che l'avvocato raccoglie indizi ed altre prove, la convinzione della sua colpevolezza comincia a scemare e le convinzioni di chi guarda vengono meno. Inutile perciò dire che l'occhio dello spettatore coincide con quello dell'avvocato (Ron Silver) che inizialmente sembra convinto della colpevolezza del suo assistito, ma poi è costretto (quasi) a ricredersi. Ma oltre a questa riuscita ricostruzione dei fatti che poi viene distrutta e poi ricostruita di nuovo, altre cose restano impresse nel film. Innanzitutto un distaccato, serioso, gelido, controllato, ironico e quasi monolitico (ma incredibilmente espressivo) Jeremy Irons che da al suo personaggio (un milionario accusato d'aver tentato d'uccidere la moglie) un'aura incredibilmente misteriosa e carismatica, riuscendo così a creare nello spettatore sentimenti contrastanti di simpatia, di compatimento, di disprezzo contemporaneamente. C'è una forte volontà, in chi guarda, di scoprire realmente chi sia quest'uomo protetto eternamente dalla maschera dell'educazione, che lo rende formale ed impenetrabile anche per i suoi cari. C'è poi Glenn Close nel ruolo della moglie costretta in coma irreversibile, che racconta la vicenda dal suo stato comatoso. L'attrice è bravissima nel conferire al suo personaggio una sorta di nevroticità controllata, come se l'educazione le imponesse di tenersi dentro ciò che prova, ciò che sente. Spicca poi la rappresentazione della società borghese americana, che ci viene rappresentata come un qualcosa di lontano, di alto, d'indecifrabile, di freddo, di misterioso, morboso e perverso. E' una società onnipotente, persa nei suoi intrighi familiari, nel suo desiderio di denaro, nei suoi matrimoni di convenienza e nella sua nevroticità che nulla ha da invidiare a quella delle classi inferiori, ma che nasconde tutti i suoi problemi dietro al suo lusso ed ad una facciata gelida ed educata, guadagnandosi magari l'invidia del cittadino comune. E' una società che tutto può e che riesce a permettersi i migliori avvocati per ribaltare in appello un caso praticamente chiaro, quando, nello stesso momento, due ragazzi di colore innocenti sono nel braccio della morte. E l'opinione pubblica, nonostante il disprezzo che provi verso questa classe, non può fare a meno d'osservarla, di giudicarla, d'interessarsi a quest'omicidio disinteressandosi, di conseguenza, dei due ragazzi di colore, perché non sono nessuno. Il regista sa perfettamente dare a questa borghesia un tocco di diversità, di mistero, di morbosità, quasi di maledizione, creando nello spettatore sentimenti d'invidia, d'odio e di compatimento. E la tensione drammatica regge dall'inizio alla fine, resiste nell'atmosfera della storia e nel desiderio incontrollabile di scoprire sempre di più, un tassello alla volta ed il ritmo è praticamente infallibile.
Il finale, avvolto nell'ambiguità e nel mistero, è assolutamente fantastico.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:3 impegno:3 tensione:3
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