Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
È un film geniale per parecchi motivi. Innanzitutto è uno dei massimi esemplari di commedia all’italiana mai girati, e soprattutto uno dei prodotti più colti di quella stagione, un grande e buffo poema cavalleresco che non si piglia mai sul serio in nome della risata intelligente. E poi è un’operazione che riesce a far incontrare con sorprendente semplicità i raffinati gusti autoriali con quelli più morbidi del pubblico, grazie ad una sceneggiatura assolutamente strepitosa, scritta dai grandiosi Age, Scarpelli e Monicelli, nella quale si adotta un linguaggio inventato che impasta il latino medioevale e l’italiano di San Francesco rivisitati in un idioma assurdo e scanzonato, beffardo e severo. La storia è quella della scalcinata armata messa su dal “prode” cavaliere Brancaleone da Norcia, borioso e pusillanime guerriero, per conquistare un fantomatico tesoro nascosto ad Aurocastro, nelle lontane Puglie. Lo scalcinato manipolo di tutt’altro che valorosi combattenti si imbatte in svariate avventure e in bizzarri personaggi: si aggrega a loro il nobile indolente e fannullone Teofilatto dei Leonzi, di discendenza bizantina; si accodano ad una comitiva diritta verso il Santo Sepolcro, guidata dall’estroso monaco Zenone; si ritrovano in un paese devastato dalla peste ed abitato da una donna dalla voce suadente; salvano dai briganti la giovane Matelda, promessa sposa ad un nobiluomo e oggetto del desiderio sessuale di Brancaleone. Finquando, giunti alla meta, se la devono vedere con i pirati saraceni. Come finirà?
Un road movie che si prende scherno dell’iconografia medievale cupa e fosca e gioca sui luoghi comuni dell’epoca guardando anche e soprattutto al presente, è tutto sommato un kolossal nostrano e naturalmente un’altra gloriosa testimonianza della cialtroneria italica, altro capitolo della commedia umana del Balzac de noartri, Mario Monicelli. E se le musiche di Carlo Rustichelli, con la memorabile ballata “Branca-Branca-Branca/Leon-Leon-Leon/fiu-p’”, sono ormai entrate nella leggenda, i costumi e le scene di Piero Gherardi impressionano per filologia e al contempo per straordinaria inventiva. Eccellente banda di attori-complici, dove spiccano il Gian Maria Volonté che non ti aspetti, l’Enrico Maria Salerno più sbrigliato, il Carlo Pisacane più spassoso. E come non citare il capitano dell’armata, lo scatenato e geniale Vittorio Gassman, perennemente e strepitosamente in bilico tra buffoneria ed eroismo di bassa schiatta? Grande successo popolare e best seller assoluto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta