Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Un capolavoro gigantesco, un'opera d'arte della comicità che potrebbe fare concorrenza al miglior Chaplin.
Credo convintamente che questo film sia uno dei punti più alti mai raggiunti dal cinema italiano. E' una commedia comica in perfetto stile monicelliano, che qui trova il suo apice, la massima espressione del pensiero del regista e autore. Ed ecco questa armata di perdenti capitanati da Brancaleone/Gassman. Sono stupidi ed inetti, eroi dal cuore nobile e buono ma anche antieroi sprovveduti in cerca di fortuna, perdenti cronici che partono alla volta di un feudo nelle Puglie, sconfitti dalla vita e dal mondo, perseguitati dalla sventura, ma provvisti di una resilienza che li porta a superare ogni ostacolo ed a rialzarsi sempre in piedi. In questo, somigliano molto ai comici del muto che tanto Monicelli amava, da Keaton a Chaplin fino ad Harold Lloyd. Sono buffi perdenti sventurati il cui unico scopo è sopravvivere, ma è gente dalla pelle dura che non si arrende mai e forse per questo è, in fondo, vincitrice. Monicelli li prende in giro tutti quanti e talvolta pare cattivo, ma il suo occhio bonario e pietoso si nota più volte.
Gassman, in questa enorme interpretazione che mescola il teatrale al cinematografico, ricca di divertita tronfiezza, dà al suo personaggio un profilo prevalentemente comico ma dal sapore tragico e diventa la parodia vivente dei romanzi cavallereschi. Gassman è esilarante e le sue battute, le sue mosse, le sue occhiate, la disperazione che ogni tanto lo attanaglia, l'ottusa purezza del suo cuore che lo porta sempre a sbattere, lo fanno somigliare, vagamente, al caro vecchio Charlie Chaplin.
Da sfondo ai personaggi, spicca il Medioevo di Monicelli, qui rappresentato nel modo forse più intelligente e veritiero possibile. Difatti, dietro alle risate che sprigionano da questo esilarante Medioevo, si cela un'amarezza senza speranza che è figlia di un mondo buio, violento, sanguinoso, sudato e sporco dove l'unica liberazione da tutto pare essere solo un'amorevole morte. Il Medioevo visto come periodo roseo, allegro ed infiocchettato che molti propinavano e tuttora propinano è qui ridotto in frantumi a suon di armi, sangue, barbari, peste, roghi e soprattutto gag. Certo si ride tanto e bene, ma alcune sequenze sono così potenti, tragiche e poetiche che fanno venire i brividi.
Alla sceneggiatura ci sono i grandi Age e Scarpelli, due tra i più grandi ed acuti sceneggiatori italiani di sempre; il loro occhio spiritoso e cinico, il loro umorismo così fine e cattivo eppure bonario e pietoso, si sposa perfettamente con quello di Monicelli e la lingua romanza che qui creano è qualcosa di grande che andrebbe studiato sui libri. Ad averne oggi di sceneggiatori così!
Comunque sia L'armata Brancaleone è un capolavoro gigantesco d'intelligenza e di acume, un'opera d'arte della comicità che potrebbe fare concorrenza al miglior Chaplin poiché qui vi è l'essenza stessa della comicità (il saper ridere del tragico e del dramma senza sprofondare in inutili e banali sequenze lacrimevoli).
Senza dubbio è uno dei film più ispirati di quel genio che è stato Monicelli, uno dei pochi autori che ha davvero appreso fino in profondità la lezione di Chaplin e che è capace di farci ridere delle situazioni tragiche senza sfociare nel patetico. Un grande autore, uno dei più grandi del nostro cinema.
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