Regia di Luciano Salce vedi scheda film
Il richiamo di Fantozzi è fortissimo: dietro la macchina da presa c'è Luciano Salce, davanti ci sono Paolo Villaggio, Gigi Reder, Anna Mazzamauro e soprattutto il personaggio di Guido Belardinelli, a tratti realmente identico al ragioniere sfortunato e perennemente vessato e sottomesso da tutto e da tutti. Oltretutto il copione di Castellano & Pipolo vede le firme di Salce e Villaggio in qualità di collaboratori alla sceneggiatura: e in certe gag si nota benissimo, dato che ricalcano altrettante situazioni rintracciabili nella saga di Fantozzi. Qui il tentativo è palesemente quello di confezionare una commedia intelligente, satirica e critica sul piano sociale (politico invece quasi per nulla, ed è un limite decisivo per un lavoro di tale impianto), con gli occhi ben aperti sul presente - e questo riesce a perfezione - e al contempo carica di provocazione e misantropia allo stato puro. Qualcosa riesce e qualcos'altro no, soprattutto a lungo andare, vedendo le situazioni ripetersi o incagliarsi; a ogni modo il film ha molte frecce al suo arco e non va affatto sottovalutato poiché la realtà italiana di quegli anni era realmente tragica e nera come viene qui descritta e al centro di tutto c'era una gravissima e rapidissima perdita di valori, di umanità. La cosa poteva scandalizzare perché ancora ci si ricordava di averne avuti, sia di valori che di umanità, a differenza di quel che accade oggigiorno. Ciò che fa capire quanto gli autori abbiano centrato il bersaglio – anni di piombo, femministe agguerrite, criminalità dilagante, corruzione nelle forze dell'ordine, ma anche radio libere e ascesa del punk rock – è il fatto che ancora oggi Il... Belpaese risulti un'opera completamente comprensibile. Segno che il ritratto dell'epoca fatto in tempo reale ha colto una serie di aspetti destinati a rimanere nell'immaginario collettivo. Nel cast anche Ugo Bologna, Massimo Boldi, Silvia Dioniso, Giuliana Calandra, Pino Caruso e, in una particina minuscola, anche un giovanissimo Aldo Baglio (dei futuri Aldo, Giovanni e Giacomo). 7/10.
Guido Belardinelli torna in Italia dopo otto anni trascorsi a lavorare su una piattaforma nel golfo Persico: lo attende una civiltà in degrado dove proliferano la delinquenza, lo sciopero selvaggio, il terrorismo, la gioventù nichilista, drogata e rivoluzionaria pur priva di valori per cui combattere. I suoi tentativi di giustificare la situazione falliscono presto; prova ad adeguarsi, ma ciò per lui significa aderire al ruolo del perdente.
(Re-visione 27/9/21)
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