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Serafino

Regia di Pietro Germi vedi scheda film

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La recensione su Serafino

di alan smithee
6 stelle
Nelle montagne umbre vive il giovane esuberante ed eccentrico pastore Serafino Fiorin (Adriano Celentano), che pascola tutto il giorno le pecore dell'avido zio Agenore (l'immancabile Saro Urzì), almeno fino al giorno in cui due Carabinieri lo prelevano dal pascolo per obbligarlo ad assolvere il servizio di leva, rimandato senza motivo.
 Congedato in poche settimane perché giudicato non sano di mente, Serafino torna a casa e si innamora della avvenente giovane cugina Lidia (Ottavia Piccolo).
Il giorno in cui zia Gesuina (Nerina Montagnani), che da sempre lo ospitava in casa, viene a morire, costei lascia tutto al suo prediletto Serafino, ma a quel punto Agenore interviene per impugnare il testamento, cercando di far dichiarare pazzo il nostro pastorello, intenzionato a condividere con i suoi strambi amici tutto il patrimonio della zia, eccedendo in spese folli e stravaganti.
Al processo le cose si mettono male per Serafino, che tuttavia cercherà di salvarsi, finendo dapprima incastrato in un matrimonio salva famiglia con la scaltra cugina di cui sopra, ma che poi in realtà verrà celebrato con la procace donna di vita Asmara (Francesca Romana Coluzzi), slegandosi definitivamente dal pressante giogo familiare dei suoi avidi parenti.
Scritto dallo stesso Pietro Germi con la collaborazione di Tullio Pinelli, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, Serafino azzecca soprattutto il suo stravagante personaggio, che meglio non sarebbe potuto essere interpretato che dal molleggiato Adriano Celentano, perfetto a rendere le isterie motorie e canore del suo bizzarro protagonista, a disagio solo nell'affrontare un dialetto marcato che non gli appartiene e che scrupolosamente il cantante cerca di far suo con lodevole impegno.

Il film ottenne un notevole successo commerciale, e costituisce in qualche modo il capostipite autoriale di un personaggio tutto stravaganze e colpi di testa che il cantante porterà con enorme successo sullo schermo in tutti gli anni '70 e '80.
Germi utilizza la storia grottesca che sconfina nella farsa, per dedicarsi ancora una volta a scandagliare le pieghe dei dissapori familiari che, acuiti dalle impellenze economiche, finiscono per generare situazioni sopra le righe in grado di dare vita a vere e proprie faide familiari senza ritegno.
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