Regia di Tim Burton vedi scheda film
Secondo lungometraggio di Tim Burton,poi uno dei più importanti registi dark di Hollywood ma qua ancora in cerca di lancio (che riuscì a ottenere ottenendo la regia di Batman). Nonostante il taglio da parodia e l'atmosfera estremamente scanzonata, tutto si "riduce" a una presa di giro delle ghost stories (immaginatevi The Others versione comica). Beetlejuice si rivelò essere il decimo maggiore incasso negli Stati Uniti della stagione 1988. Dunque un grosso e inatteso successo il cui merito va soprattutto al genio visionario di Burton che propone situazioni a dir poco folli, ingegnandosi per sopperire alle carenze di un budget verosimilmente compresso. Così vediamo personaggi entrare e uscire dai plastici, strani draghi animati alla bell'e meglio danzare in contesti assurdi (parodia di Dune?) e personaggi defunti della più bizzarra specie (il trucco vinse il Premio Oscar) che si ritrovano in un ufficio collocamento dell'aldilà. Su tutti gigioneggia un fantasma che sembra la versione di Pierino La Peste dell'aldilà che compie esorcismi al contrario e funesta la tranquillità dei vivi per farli scappare dalla casa che hanno occupato. In un'unica parola: folle.
La fotografia estremamente colorata conferisce alla pellicola un tono psichedelico che si ricorda nel tempo, soprattutto negli squarci sull'altrove. In palla gli attori. Brillano Michael Keaton e Catherine O'Hara, con Alec Baldwin, Geena Davis e una giovanissima Winona Ryder (al suo terzo film) che innalzano il livello del cast artistico. Vinse tre premi Saturn, tra cui miglior horror e migliore attrice non protagonista (Sylvia Sidney). A ogni modo, personalmente, non lo amo così come fatico ad apprezzare le parodie horror.
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