Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Se film di guerra doveva essere, poteva essere convenzionale l'apporto di Sam Peckinpah al genere? In tempi di kolossal sulla seconda guerra mondiale ( il robusto fiasco di "Quell'ultimo ponte" è contemporaneo) e di primi lavori sulla guerra del Vietnam, il regista di "Pat Garrett & Billy the Kid" realizzò un film antimilitarista scegliendo di raccontare la Guerra con l'ottica dei tedeschi in piena dèbacle , allo sbando, con tutti i conflitti interni all'esercito in piena espansione. Il ralenti coreografico utilizzato dall'autore rimanda al massacro finale de "Il mucchio selvaggio", capolavoro con il quale questo film ha più di un'attinenza: pare un racconto corale, ma è il sergentaccio Steiner, veterano dalla pelle dura come il metallo( interpretato da un James Coburn piuttosto in forma), che esprime il punto di vista disgustato e scosso del regista sull'argomento bellico. Scioccamente trattato come un regista machista al culmine del suo successo, il regista assegna alle Donne un ruolo decisivo nella gestione della sconfitta degli Uomini, e addirittura una canaglia che tenta di violentare una prigioniera russa conoscerà una fine truculenta con il "beneplacito" di Steiner, il quale, a fugare certi dubbi idioti sulla responsabilità vera o presunta di chi premeva il grilletto "obbligati dagli ordini", fa fuoco sui commilitoni traditori che avevano mitragliato gli altri in ritirata. Opera sarcastica, a tinte forti, anarchica e acuta , è un altro episodio di cinema alto di un maestro politicamente scorretto e talentuosissimo.
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