Regia di Franklin J. Schaffner vedi scheda film
Gli anni Settanta videro il proliferare di thriller spionistici che prevedevano una componente legata al nazismo, o perlomeno con criminali sfuggiti alla giustizia : qui, traendo il soggetto da un romanzo dell'Ira Levin di "Rosemary's baby" e "Sliver", si ipotizza che il famigerato Josef Mengele, medico maledetto capace di esperimenti atroci su poveri disgraziati capitatigli sotto le mani, abbia clonato il fuhrer per avviare un progetto di rinnovare la scalata al Reich. Franklin J.Schaffner è sempre stato un regista altalenante, responsabile di buoni lavori come di altri meno convincenti: "I ragazzi venuti dal Brasile" si piazza a metà, con uno spunto non banale, diverse ovvietà nell'elaborazione della trama e un finale singolare, con un duello tra vecchi ( Peck vs.Olivier) che vede i due contendenti fisicamente distrutti, concludersi con una ritorsione imprevedibile per il malvagio Mengele. Gregory Peck sfodera una nascosta mellifluità nell'impersonare il mostro nazista, Laurence Olivier fa un Simon Wiesenthal ( meritorio cacciatore di criminali di guerra oggi poco ricordato ,ingiustamente) acciaccato : contaminazioni horror, una vaga affinità con il precedente "Il maratoneta" , non solo per la presenza dell'antico interprete di "Amleto", il film si lascia guardare ma non avvince.
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