Regia di Franklin J. Schaffner vedi scheda film
Sfuggito alla cattura e rifugiatosi in Brasile, un redivivo dottor Mengele (Gregory Peck), supportato da un organizzazione neonazista, ha in mente un folle piano per la nascita di un "Quarto Reich", inviando in diverse nazioni 94 cloni di Hitler da lui creati. Ma l'anziano cacciatore di nazisti Ezra Lieberman (Laurence Olivier), venuto a conoscenza del progetto di Mengele, è determinato a fermarlo.
"I ragazzi venuti dal Brasile" è una singolare pellicola che affronta ancora una volta il tema della follia nazista, mescolando fantapolitica con elementi tipici del thriller e persino dell'horror.
Basato sul romanzo omonimo di Ira Levin, il film di Schaffner è stato spesso e volentieri criticato e accusato di essere totalmente inverosimile per quanto riguarda l'assurdità della vicenda narrata. Ma a ben vedere si tratta di critiche piuttosto sterili e assolutamente fuori luogo, dal momento che se si dovesse fare un ragionamento di questo tipo per ogni film che parte da premesse "fantasiose", allora bisognerebbe rifiutare a priori interi generi cinematografici. Sospensione dell'incredulità a parte, "I ragazzi venuti dal Brasile" è indubbiamente uno tra i più efficaci e inquietanti thriller fantapolitici di quegli anni.
Schaffner non ha mai brillato per genialità e sicuramente non sarà annoverato tra i più grandi registi della sua generazione; ma ciononostante ha al suo attivo almeno tre film epocali: "Il pianeta delle scimmie", "Papillon" e appunto questa pellicola. Il regista riesce a dare un ritmo spedito al narrazione, e, nonostante qualche incertezza iniziale e qualche piccola smagliatura, la tensione si mantiene costante e tangibile per tutta la durata del film.
Certo, il regista ha dalla sua un cast d'eccezione, al quale va ascritto gran parte del merito della riuscita del film. Innanzitutto Sir Laurence Olivier, formidabile nel ruolo del risoluto cacciatore di nazisti (e dire che Olivier all'epoca aveva ormai 71 anni ed era affetto da parecchi problemi di salute); abbiamo poi un sorprendente Gregory Peck nel ruolo del sadico e delirante dottor Mengele: nonostante l'attore sia stato criticato sia per la sua interpretazione, giudicata ridicola, sia per il suo trucco (capelli tinti di nero e baffi), la sua performance rimane memorabile, considerando anche il fatto che vedere Peck (il quale, nel corso della sua carriera, ha quasi sempre ricoperto ruoli positivi) nei panni di un folle medico nazista è un'esperienza più unica che rara. In ruoli secondari figurano poi l'ottimo James Mason e alcuni validi caratteristi come Denholm Elliott, Wolfgang Preiss, Walter Gotell e Michael Gough.
Tra le scene che non si dimenticano facilmente lo scontro tra Peck e Olivier, (entrambi piuttosto avanti con l'età per girare una scena del genere) e la fine di Mengele, che viene sbranato dai cani Dobermann su ordine della sua stessa "creatura".
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